Tuesday, April 22, 2008

Deserto, cactus, nativi americani, terre rosse: l'Arizona!



La settimana scorsa sono stata in Arizona e ancora una volta ho confermato alcune considerazione:
- gli Stati Uniti d'America sono grandi, ci si rende conto di questo solo venendoci;
- tra stato e stato negli USA ci sono differenze enormi, sia naturali, ma anche culturali.

Siamo arrivati a Phoenix e ritornati a Phoenix nel giro di 5 giorni, facendo la bellezza di quasi 1000 miglia, cioè circa 1600 Km. La macchina che abbiamo noleggiato ci ha aiutato in questo: una macchina nuova di quest'anno, super gigante (dimensioni americani), con tutti gli optionals desiderabili.
In queste 1000 miglia siamo passati dalla metropoli americana di Phoenix, alle distese di cactus (proprio quelli dei cartoni animati), al deserto di cespugli secchi ed aridi, alle foreste con cespugli a quelle con conifere alte metri e ancora al deserto e alle montagne rosse, di un rosso mattone. Oltre alla macchina ci hanno facilitato la guida lunghissime strade diritte, diritte verso l'orizzonte.
Quindi ambienti diversi, strade e villaggi.
Sì villaggi, non città, ma villaggi nel vero senso della parola, con a volte poco più di 200 abitanti, con case tutto lungo una strada o sparse nel nulla, una distante dall'altra miglia.

La gente? Tendenzialmente di dimensioni abbondanti, spesso con cappello da cowboy e pantaloni di jeans tipo salopette. Molto gentile e con un inglese comprensibile, più di quello di Boston (per me). Pochissimi afro-americani, molti latini (l'Arizona confina infatti con il Messico) e nativi americani. Infatti spesso durante il viaggio ci siamo trovati in Arizona, ma soprattutto nella Navajo Nation, ossia la riserva indiana dei Navajo. La Navajo Nation è un'area che copre 27.000 miglia quadrate (43.400 Kmq!) di territorio tra gli stati dell'Arizona, dell'Utah e del New Messico. Si tratta di territori per la maggior parte desertici, aridi, senza un filo di verde. Pianure sperdute, punteggiate da abitazioni. Molte case dove abitano i nativi americani della Navajo Nation appaiono povere, prefabbricate (spesso abbiamo incontrato per strada dei camion che trasportavano delle case) . La sensazione è che si tratti di un popolo in viaggio, un popolo che è stato costretto in un'area, ma che sia pronto a muoversi ancora. Nella Navajo Nation i 173,987 abitanti (censo del 2000) parlano la lingua dei nativi, prima di tutto e poi l'inglese, vivono di allevamento di cavalli e bovini, produzione e vendita di prodotti artigianali ed estrazione di carbone ed uranio. Recentemente anche i Navajo hanno deciso di aprire dei casinò, come in altre riserve indiane sparse negli States. I casinò sono proibiti in quasi tutti gli stati degli USA, ma concessi nelle riserve, avendo le riserve una gestione amministrativa diversa.
Nella Navajo Nation c'è la Monument Valley, terra di film Hollywoodiani, che tutti noi abbiamo visto nei film western.

Cosa mi lascia questo viaggio?
  • un'America ancora una volta diversa, da scoprire continuamente.
  • una natura che non avevo mai visto dal vivo.
  • centinaia di foto che si assomigliano tutte e che rendono un 20isimo di quello che ho visto.
  • la voglia di ritornare in posti simili, per fare lunghe camminate.
  • la curiosità di sapere qualcosa di più sui nativi americani, soprattutto della nazione Navajo.
  • il desiderio di stare a contatto con la natura.

Nella prima foto: la macchina che ci ha accomapagnati in Arizona.
Nella seconda foto: la Monument Valley vista da Nord.

Monday, April 14, 2008

Altri 5 anni...

con Berlusconi e la Lega Nord.

Riamango negli USA o ritorno in Italia?

Saturday, April 5, 2008

Come registrare un programma televisivo o radiofonico italiano sul computer.





Qualche tempo fa un amico mi aveva segnalato il sito internet Vcast Canali.
In pratica si riesce a registrare, programmando il sito come se fosse un videoregistratore, quello a cui si è interessati da vari canali televisivi italiani e da alcune radio, sempre italiane. Si può scaricare il prodotto in formato mp3 (audio) o mp4 (video).

Ho programmato il sito in modo da registrare ieri sera una trasmissione da Rai Uno (anzi lo ha fatto il mio amico per me. Grazie Andrea).
Oggi mi sono scaricata il programma e mi sono guardata quello che mi interessava.
Per chi come me è lontano dall'Italia ed ha una carissima amica che va in diretta su Rai Uno, ma anche semplicemente vuole vedere o sentire o memorizzare sul proprio pc qualche programma televisivo/radiofonico... bhe ora lo può fare.

Ehi, a proprosito.
Ieri sera Luciana è andata ai Raccomandati a cantare, in diretta su Rai Uno.
Era presentata da Walter Nudo ed è arrivata seconda.
E' stata una grande emozione vederla in televisione!

GRANDE LU!


Nel video: L'esibizione di Luciana ai Raccomandati.
Nella foto: Cri, io e Luciana a Cape Cod lo scorso ottobre.

Friday, April 4, 2008

Barack Obama a scuola.



Sono sempre più felice del mio inglese: mi sta aprendo finestre sul mondo!
Con molta tranquillità riesco ad affrontare mail in inglese, video, film. Non è che capisca tutto, ma ho un atteggiamento diverso da quello che avevo prima di fare questa esperienza. Prima solo perché un film, un video erano in inglese li escludevo a priori, ora almeno ci provo.

All'inizio del post ho messo un video che è stato girato in una Hight School (Scuola Superiore) del Bronx (New York City). Si tratta di una serie di ragazzi (tra i 16 e i 18/19 anni) che parlano della loro esperienza di avvvicinamento alla politica, grazie alla discesa in campo di Barack Obama verso le presidenziali. Si tratta di ragazzi afro-americani ed ispanici, che vivono in "un quartiere molto difficile"- dice l'insegnante. "Molti dei ragazzi che frequentano quella scuola hanno carriere scolastiche interrotte più volte, ... ." - continua il teacher.
L'insegnante chiede poi ai ragazzi di creare ciascuno il proprio speech usando lo slogan di Obama, che è "Yes, we can" (= Sì, noi possiamo, noi siamo in grado, ...). Mi sono emozionata sentire i ragazzi con quale forza, con quale speranza vogliono guardare al loro futuro!
Almeno due di loro sostengono che Obama a loro a dato la capacità di sognare anche in grande, di pensare che anche loro potrebbero diventare presidenti degli Stati Uniti d'America, anche se sono afro-americani o latini.

Il video mi è arrivato da Michelle Obama, la moglie di Barack! Non è che sia così in confidenza con lei in realtà. Mi sono iscritta ad una mailinglist dal sito di Obama e ogni 2/3 giorni mi arriva una mail a volte firmata da Barack stesso, altre da chi gestisce la sua campagna e altre ancora da sua moglie. La mail in questione ricordava ieri il 40isimo anniversario della morte di Dr. Martin Luther King Jr. Michelle dice che se Obama oggi sta correndo per le presidenziali è anche per quello che è stato Dr. King.
Quello che si legge sui giornali americani e che molti dicono è che Obama come presidente sarebbe il vero cambiamento, proprio per il colore della sua pelle. Ma allo stesso tempo non è così scontata la sua vittoria, per lo stesso motivo per cui sarebbe rivoluzionario.

Vivendo un pezzettino di America, come sto facendo, ci si accorge che ci sono ancora contrasti tra bianchi e neri, per non parlare degli ispanici poi. La situazione sociale americana è bene diversa da quella italiana, intendiamoci. C'è integrazione degli afro-americani proprio perché sono americani. Chi ha capacità viene comunque premiato al di là dell'etnia, basti pensare a persone in vista afro-americane come l'attuale segretario di stato americano Condoleezza Rice. Ma spesso nei discorsi c'è distinzione tra black people and white people, spesso nelle grosse città ci sono quartieri (è il caso del Bronx, uno dei più famosi), chiamati project dove la maggior parte della popolazione è black, a cui si è aggiunta ora la popolazione ispanica. C'è poi la musica dei black people, che è la musica hip hop. La sensazione è che ci sia un'integrazione a parole molto forte e condivisa, ma nei fatti però ci sia seperazione e diffidenza da entrambe le parti. Lo dicono anche i ragazzi nel video. Nel quotidiano la gente comune fa distinzioni, anche usando continuamente la parola black.

Ancora di più mi auguro veramente che Obama possa diventare presidente e voglio fare come una ragazza del video che dice: " When Barack Obam is becoming president, not if..!" (Quando Obama sarà presidente, no se Obama sarà presidente...!"

Il video è stato prodotto in una scuola superiore nel Bronx, a New York City.