Tuesday, November 27, 2007

Riflessioni sul viaggio!




Con il 5 dicembre prossimo saranno 4 mesi che sono qui in America e che sono lontana dall'Italia, è il periodo più lungo della mia esperienza di vita che faccio lontana da "casa".

Voglio postare alcune riflessioni:
- pensavo che fosse più facile vivere all'estero;
- capisco meglio gli immigrati nel nostro Paese;
- il viaggio è una grande terapia;
- riscopro amicizie che mi sembravano lontane, ma che invece qui sento vicine;
- non pensavo mi mancassero le cose più semplici;
- l'inglese è proprio una lingua "straniera";
- spesso mi chiedo a cosa mi porterà questa esperienza di vita;
- stanno uscendo i lati peggiori di me stessa.

... voglio credere che dopo le giornate nuvolose
arriveranno quelle di sole!

Nella foto: giornata nuvolosa su una delle spiagge a Cape Code.

Sunday, November 25, 2007

Niagara Falls... via Cina!


Thanksgiving Day è stato giovedì. Fino al giorno prima pensavamo di dover lavorare il venerdì successivo, invece i nostri "capi" hanno deciso di "donarci" un ulteriore giorno di riposo. Quindi grande ponte dal giovedì alla domenica! Approffitando dei giorni-off (così si chiamano i giorni di riposo) abbiamo deciso di andare alle Cascate del Niagara. Era un viaggio che da un po' stavamo programmando, ma il week end breve (sabato e domenica) non sarebbe stato sufficiente: da casa nostra alle cascate ci si impiegano 8 ore di macchina. Il lungo week end che si è prospettato davanti ha fatto proprio al caso nostro. Un altro aspetto che ci ha fatto decidere di andare è stato l'aver trovato (su internet) un viaggio organizzato via bus: i 150$ comprendevano viaggio a/r via bus verso le Cascate del Niagara (da Boston) e verso Toronto (Canada), con due notti in albergo a Toronto.
Quindi venerdì mattina partenza da Boston alle 7. Verso il primo pomeriggio arriviamo al confine con il Canada e proprio dal confine (dalla parte statunitense) cominciamo a vedere le cascate. Effettivamente grandi, rumorose, ..., ma non eccezionali. Passiamo il confine (passaporto, solite domande, ...) e ci fermiamo in Niagara Falls, una piccola town piena di attrazioni, casinò e alberghi (segno che molti sono i visitatori delle cascate, soprattutto in primavera e in estate) e vediamo le cascate dalla parte canadese...: uno spettacolo meraviglioso! Tremendamente grandi, rumorose, agitate, spaventose,... Purtroppo il periodo per visitare le cascate non è uno dei migliori, l'acqua non è al massimo della sua portata in inverno ed inoltre alcune attrazioni non sono praticabili, come ad esempio il percorso in traghetto fin sotto alle cascate.
Sicuramente il titolo "Niagara Falls... via Cina" incuriosisce: cosa c'entra la Cina con le cascate? Molti dei viaggi via bus, che ci sono qui in America sono organizzati da cinesi. Tutti questi viaggi hanno una caratteristica (come molte cose provenienti dalla Cina)... sono super economici! Anche noi abbiamo approfittato di questa possibilità per andare alle Cascate del Niagara. Il "prezzo" da pagare è stato non tanto economico, ma di qualità del viaggio. Il bus era confortevole, niente da replicare, ma in certi momenti dovevamo focalizzare l'attenzione per realizzare dove ci trovavamo: in USA/Canada o Cina? Su 40 viaggiatori, almeno 30 erano asiatici (c'erano cinesi, giapponesi e alcuni ragazzi di Singapore), molte delle soste per il cibo erano in ristoranti cinesi, il top è stato poi la giornata a Toronto. Il mattino colazione a China Town in un ristorante cinese, visita ad un castello della città, partenza a mezzogiorno verso un grande centro commerciale di Toronto, così ci aveva detto la guida (cinese, che comunque parlava anche inglese), senza specificare che il centro commerciale era un complesso, ad almeno una 15ina di km da Toronto, con più di 150 negozi cinesi di tutti i tipi, i cui clienti per il 98% erano cinesi!! Siamo ritornati nel centro di Toronto solo verso le 4 del pomeriggio, il bus si è rigorosamente fermato a China Town, che fortunatamente è vicina al centro della città, quindi in pochi passi noi assieme agli altri passeggeri del bus non-cinesi abbiamo abbandonato la Cina per andare in Canada! ;)

Nella foto: Marina felice dopo che Cristiano è caduto dalle cascate del Niagara (parte canadese)!

Thursday, November 22, 2007

Thankgiving Day.


Oggi è il Thanksgiving Day, la festa del ringraziamento, la festa più importante per gli americani, come il Natale per noi. E' una festa dedicata completamente alla famiglia. Tipico è radunarsi in casa con la famiglia al completo e mangiare e bere. Apre il pasto il taglio del tacchino! E' una festa che ha origini quando i pellegrini arrivarono in America (1620). Arrivarono all'inizio dell'inverno, arrivarono in New England (dove siamo noi) e il clima era molto rigido. I nativi americani (gli indiani d'America) offrirono loro cibo e delizie del posto per aiutare i nuovi arrivati. Da allora si ricorda quel gesto dicendo "GRAZIE". (Ah giusto per la cronaca: gli indiani che hanno accolto i padri pellegrini sono gli stessi che poi sono stati sterminati dagli stessi padri pellegrini!!).
Anche noi abbiamo festeggiato il nostro Thanksgiving Day. Ci siamo "fatti invitare" da una collega a casa sua. Siamo andati per la cena e non per il pranzo come ci aspettavamo, non sappiamo se questa è l'abitudine di tutti, ma molti festeggiano con la cena. Si tratta comunque di una cena che comincia verso le 5 del pomeriggio e prosegue fino a sera inoltrata. All'invito abbiamo deciso di contribuire portando dei dolci fatti da noi: un tiramisù e uno strudel. La nostra collega è afro-americana con origini portoghesi. Ha 37 anni. Vive con la sorella di 23 anni. I genitori sono morti. Quindi a festeggiare il Thanksgiving c'eravamo noi, le due sorelle e 5 amici/amiche. La tavola era tutta imbandita con piatti tutti cucinati da loro: purè di patate, patate dolci (le nostre patate americani, ma di colore rosso e più dolci), il famoso tacchino, ripieno per il tacchino, mais, riso con una salsiccia portoghese, rape, .... La cosa che ci ha subito colpito era che non c'era una tavola apparecchiata, come ci aspettavamo, ma una tavolo con tutti i piatti cucinati. Ognuno si doveva prendere il suo piatto (di carta per giunta) e servire da solo, a noi hanno offerto delle sedie, alcuni di loro mangiavano in piedi, altri in un'altra stanza sul divano davanti la tv! Forse si trattava di una situazione dove non c'era una vera e propria famiglia, ma un gruppo di amici. Forse per questo tutto era più informale! Per noi comunque è stato molto strano e in un certo senso imbarazzante. Mangiati i vari cibi, si è passati, con una velocità proprio da fast food, ai dolci. C'era la famosa pumpkin pie, ossia la torta di zucca. Molto buona tra l'altro. Alle 5 abbiamo cominciato a mangiare alle 7 avevamo già finito la serata! Alcuni hanno cominciato a lasciare la casa e dopo un po' anche noi siamo andati via... Siamo rimasti un po' con l'amaro in bocca e con un sacco di domande. Ma sono così tutte le famiglia o abbiamo beccato quella "sbagliata"? Si tratta forse di tradizioni diverse a secondo del ceto sociale di appartenenza?
Preparare tutti quei piatti porta via un sacco di tempo. Abbiamo visto la preparazione del tacchino. Servono almeno 3 ore di cottura e già il giorno prima vanno messe spezie. Ma poi se non si gode la tavola? Lo stare insieme? L'Italia esporta in tutto il mondo il proprio cibo, ma si dovrebbero esportare anche le abitudini attorno al cibo: l'imbandire la tavola, il radunarsi tutti insieme per mangiare, chiacchierare e mangiare dedicandoci del tempo, bere del buon vino (curiosità: durante la giornata del Thanksgiving, il Natale e il Memorial Day nel Massachusetts non vendono alcool! Crazy!), scherzare, ridere, arrabbiarsi parlando di politica o di sport, ...

Nella foto: Turkey Day, ovvero Thanksgiving Day.

Sunday, November 18, 2007

In città e fuori città.


Era da qualche tempo che non andavamo a Boston e oggi, domenica, abbiamo deciso di ritornarci.
L'obiettivo era passeggiare in una zona di Boston, che avevamo visto solo in macchina: Massachusetts Avenue. E' una via molto lunga nella parte ovest di Boston, che attraversa la città da sud a nord collegandola tra l'altro a Cambridge. Cambridge è la città separata da Boston solo per mezzo di un ponte. Cambridge è famosa perché è zona universitaria, ci sono la famosa Harvard University e il MIT (Massachusetts Institute of Technology). La Massachusetts Avenue è quindi una delle vie centrali di Boston: ci sono la famosa scuola di musica Berklee, c'è il teatro Symphonia e c'è, lo abbiamo scoperto oggi, la The First Church of Christ, Scientist (la prima Chiesa di Cristo, Scientista). La Chiesa Scientista è un movimento religioso fondato nel 1879 proprio a Boston. Ecco perché proprio a Boston nella Massachusetts Avenue si ergono maestosi edifici simili a una cattedrale uno, ad una grande biblioteca l'altro con una piazza, inaspettata per una città americana, e una grande vasca piena d'acqua.
Appena dietro a queste strutture che richiamano al sacro, ma che allo stesso tempo fanno pensare allo studio, alla scienza, ci sono grattacieli. Tre in particolare dimostrano la loro maestosità e rappresentano il Prudencial Center. Che collega uno all'altro i grattacieli ci sono una serie di gallerie con ben 75 negozi di ogni genere. Questo shopping mall (centro commerciale) prende il nome del complesso di grattacieli, cioè proprio Prudencial Center. Una scala mobile porta all'interno della galleria. A sovrastare l'entrata una ghirlanda natalizia del diametro di almeno 5 metri! Io e Cristiano dentro questa galleria... con la bocca aperta, come due bambini ancora una volta nel paese dei balocchi!
A pochi passi del Prudential Center Newbury Street, una via conosciuta a Boston per la "chiccheria" dei negozi e dei ristoranti, insomma una via Mazzini per i veronesi, una via Monte Napoleone per i milanesi. Tutti quindi ad immaginarsi grandi vetrine illuminate con negozi di Armani, Versace, ecc. Invece Newbury Street è una via con case una attaccate all'altra che al primo piano, saliti i 5-6 scalini di rito (vedi nella foto una delle case tipiche delle città americane), hanno negozi, boutique, ristoranti. Difficile da spiegare. Non abbiamo fatto foto, era buio e la macchina fotografica l'abbiamo lasciata a casa. Ma ci ritorneremo. In un tratto della via abbiamo trovato e siamo entrati in un book shop con restaurant. In pratica una libreria dove oltre ai libri c'era anche un ristorante. Tutto molto ben integrato. E molta gente che chiacchierava, che mangiava, che leggeva. La riflessione che ci siamo portati a casa è che la vita in una città americana è molto diversa dalla vita che la maggior parte degli americani che vivono fuori dalle città, conducono. In una libreria fuori città trovi tante possibilità, ma in una libreria in città ne trovi molte molte di più. Questo succede anche in Italia, è vero. Ma qui le città sono un brulicare di occasioni, di diversità, di possibilità, ancora più che in Italia. Credetemi!

Nella foto: entrata di una casa a New York nel periodo autunnale.

Saturday, November 10, 2007

Abbigliamento negli Usa


Si avvicina l'inverno e considerando che la nostra valigia poteva contenere solo 20 kg di vestiti ed accessori dovremo andare a comprare un po' di vestiti per proteggersi dal freddo. Anche perché il freddo qui sarà, da quello che ci dicono, molto più intenso del freddo a cui siamo abituati a Verona. Per ora le giornate sono fresche, ma belle, c'è spesso il sole che scalda un pochino. La temperatura si aggira comunque attorno ai 5° C di giorno. In questo momento, sono le 23.00, la temperatura è di 33 gradi Fahrenheit, vale a dire 0,55 gradi Celsius! Alcune "voci" dicono che comincerà a nevicare presto quest'anno.
Ecco la necessità di comprarci giacche e scarpe pesanti!
Andare a comprare vestiti qui sta diventando la mia passione. Ci sono un sacco di negozi e c'è un sacco di scelta sia di modelli, sia di prezzi. Mi piace proprio confrontare, guardare e qualche volta comprare! I negozi si distinguono in grandi magazzini dove si trovano vestiti, ma anche scarpe ed accessori tipo borse, gioelli. Sono magazzini simili alla nostra Upim, per capirsi. Il più famoso in assoluto è Macy's (guarda il sito e vedrai il logo, uno dei loghi più diffusi in America tanto quasi il Mc Donalds http://www.macys.com/).
Ci sono poi negozi dove si trova o solo abbigliamento o solo scarpe. Sono negozi che funzionano in franchising, quindi in qualsiasi centro commerciale si vada si trovano gli stessi negozi, più o meno grandi. In questo periodo mi sto affezionnado ad Old Navy (www.oldnavy.com). Vi trovo uno stile e dei prezzi che mi si confanno. Penso che sia la politica di questo tipo di negozi: farti trovare bene e quindi cercare di affiliarti a loro. Altre osservazioni rispetto ai negozi. Ci sono negozi che vendono abbigliamento e accessori legati a degli stili di vita e/o modelli culturali. C'è ad esempio il negozio che vende tutto largo per chi è vicino ad una cultura rap (molto in voga tra i giovani qui negli States), c'è il negozio che vende tutto dark e orrido per chi è vicino ad una cultura metal, ... Nelle città c'è ancora più scelta per via di stili e culture. Per continuare il ragionamento della specializzazione dei negozi, esistono catene, come la famosa anche da noi Foot Locker, che si specializza a seconda dell'età e del genere, quindi esiste la Foot Locker Woman, la Foot Locker Baby, la Foot Locker Kids, ... Esistono poi negozi che vendono solo abbigliamento per bambine, solo per teenager, ...
Non vorrei che pensaste che ci compriamo continaumente da vestire, ma spesso andiamo nei centri commerciali (almeno una volta ogni due settimane in questo periodo), anche solo per curiosare tra la moltitudine di negozi. Comunque quelle volte che ci siamo comprati dei vestiti abbiamo incontrato delle difficoltà nell'individuare le taglie, non parliamo del numero delle scarpe (mi sembra di aver capito di avere un 8 1/2). I pantaloni classici da uomo hanno in genere due misure, una della vita e una della lunghezza della gamba, ah naturalmente le misure non sono in centimetri, ma in pollici. Poi in genere i pantaloni vestono larghi. Non parliamo delle camicie e delle maglie. Il consiglio è che, se le misure sono S, M, L, EXL, è bene prendere una taglia sempre in meno di quella che si prenderebbe in Italia. Non è che la gente sia grossa qui (non è vero che gli Americani sono tutti obesi, almeno in questa zona), ma tende a vestire larga. Per trovare le taglie che vestono strette bisogna scegliere dei negozi apposta.

Nella foto, a grande richiesta, Cristiano e la sua cravatta!