Saturday, March 29, 2008

Anch'io partecipo ad Earth Hour!

Oggi in tutto il mondo dalle 8.00 alle 9.00 della sera le luci si spengono. Assomiglia alla campagna nazionale che da qualche anno sta promuovendo Caterpillar (Radio Due). Il senso è di sensibilizzare al risparmio energetico.
Mi sono ricordata di questa giornata, oltre ad averla letta sui giornali, perché oggi accendendo il computer e andando a google.com la pagina è nera.
Si tratta di una cosa ad impatto che rimanda poi ad alcuni link di approfondimento.
La cosa che poi ho notato è che la pagina di google.it è la stessa, senza riferimento alcuno alla giornata.

Thursday, March 27, 2008

Succo di cranberry.



Il mio inglese sta migliorando di giorno in giorno, soprattutto nella comprensione. E mi capita a volte di non riuscire a tradurre delle parole in italiano, perché semplicemente sono abituata ad usarle solo in inglese o perché in italiano sono inusuali, almeno per me.
E' il caso di "CRANBERRY".
La zona dove abito è conosciuta, in tutto il mondo, a detta degli abitanti, per la coltivazione e produzione di cranberry. La traduzione italiana per cramberry è "ossicocco" o "mirtillo palustre". Si tratta di un frutto, una specie di bacca rossa, simile al mirtillo, che viene coltivato nel Wisconsin (uno stato degli US al confine con il Canada) e nel Massachusetts per la maggior parte, poi anche in Canada, in Cile e in alcuni stati dell'Europa Orientale. Le cranberry hanno bisogno di molta acqua, crescono in ambiente palustre. I campi coltivati a cramberry (come si vede dalla foto) sono dei pezzi di terra con delle canalette per il drenaggio. In certe stagioni le piante di cranberry (delle specie di bassi cespugli) sono completamente sommerse dall'acqua, durante l'inverno poi l'acqua si ghiaccia, formando una lastra ghiacchiata sotto cui sono protette dal freddo.

Cosa se ne fanno di tutte queste cranberry gli americani?
Una buonissima cranberry sauce (salsa di cranberry), servita insieme al tacchino, soprattutto il giorno di Thanksgiving. E poi mettono cranberry nelle torte, nei muffis, ... E per finire, la cosa che sto più apprazzando ora, cranberry juice, succo di cranberry. In genere anche il succo di cranberry, come un po' tutte le bevande qui in America, tende ad essere dolce, molto dolce. Ma ho trovato anche la versione originale senza l'aggiunta di zucchero: innafrontabile, se non diluita con acqua o con succo di diversa frutta. Il sapore è molto, molto aspro, ma con un retrogusto buonissimo. Dicono che le cranberry abbiano poteri antiossidanti e contengano molta vitamina C.

Qualche giorno fa sono stata a camminare attorno alcuni campi di cranberry.
Potete vederne le foto.

Nelle foto: cranberry che ho trovato lungo il campo;
campo di cramberry.

Monday, March 17, 2008

Saint Patrick's day and Parade in Boston.




Saint Patrick's Day.
Oggi è il 17 marzo e in tutto il mondo si festeggia San Patrizio, il santo protettore dell'Irlanda.
L'imperativo oggi è di indossare qualcosa di verde. Perché il verde è il colore dell'Irlanda.
Anche il presidente degli Stati Uniti, Bush, oggi indossava una cravatta verde!
E per chi come me l'Irlanda ha provato anche a viverla (sono stata in Irlanda, a Galway, nel 2006 tre mesi), la festa di San Patrizio è un'emozione. Vestire qualcosa di verde che la ricordi, ancora di più.
Boston è una delle città con più irlandesi in America. Il quartiere Irish in Boston è South Boston.
Ma gli irlandesi che si dicono tali qui sono americani, di irlandesi hanno, qualcuno i capelli rossi, e molti la passione per il bere (in realtà hanno la stessa passione gli americani di origine italiana, capoverdiana, portoghese, ecc.), ma poco di più. La stragrande maggioranza in Irlanda non c'è mai stata e non programma di andarci nell'immediato. Anche se leggevo oggi sul boston.com (il Boston Globe on line), che sembra, proprio in questi anni, ci sia un ritorno di irlandesi-americani in Irlanda.
Ieri, proprio in South Boston, c'è stata la parade, ovvero una sfilata, tra le strade del quartiere, di militari, corpi armati, forze dell'ordine,... . Infatti noi pensavamo fosse un po' sfilata, tipo il nostro carnevale, ma si è trattata di una vera e propria parata militare. Aprivano la parata i firefighters (i vigili del fuoco) e la polizia locale con tanto di macchine, camion a sirene spiegate. Sfilavano insieme ai marines, ai vari corpi militari anche politici (senatori, politici a livello statale e a livello cittadino), irlandesi-americani. C'erano insieme a loro bande di cornamuse o bande di scuole.
La gente era radunata lungo le strade del quartiere. Molte case, che davano sulla strada, erano aperte e la gente usciva ed entrava con bicchieri... di birra o caffé caldo. Tutti gli spettatori indossavano qualcosa di verde: cappellini verdi, occhiali, sciarpe, magliette, collane, facce dipinte. E quadrifogli. Altro simbolo dell'Irlanda e porta fortuna. Ogni americano sembrava riconoscente ai propri militari in parata, le frasi che molti gridavano al passaggio dei corpi armati erano: "Thank you, guys!", "Good job, guys!" ("grazie ragazzi", "state facendo un buon lavoro").

L'aspetto militare del Saint Patrick's Day mi ha un po' turbata.
Far sfilare militari e corpi alla sicurezza dello stato è segno da parte dell'America nei confronti degli americani di origine irlandese di voler celebrare in pompa magna l'evento. Mi ha comunque colpito l'emozione e la devozione degli americani ai loro militari. Questo aspetto degli americani è famoso nel mondo, ne ero stata confermata (l'ho descitto in questo passato post) durante una partita di baseball quando nel bel mezzo tutti si sono messi a cantare qualche canto super popolare con le immagini dei veterans (militari), caduti nelle varie recenti guerre. Non tutti gli americani hanno la stessa posizione, però; usciti dalla metropolitana infatti c'erano persone che distribuivano adesivi che dicevano "Stop the war" (stop alla guerra) e "Troops home now" (truppe a casa ora).

Nelle foto: nella prima foto il corpo della marina militare in parata;
nella seconda foto una casa aperta con gente che festeggia rigorosamente in verde;
nella terza foto io con i green beans (la collana verde) in attesa della parata.

Sunday, March 9, 2008

Cultura HIP HOP in America.



Mai come in questo anno sento parlare, ascolto musica, colgo espressioni che vengono dalla cultura hip hop. L'Hip Hop è una cultura soprattutto musicale, ma che raccoglie altre espressioni artistiche come la breakdancing e la graffiti art ed è vicina a sport come lo skateboard, il basketball e lo snowboard.

Lavoro in una scuola con adolescenti americani. L'80% degli studenti nella mia scuola ascolta musica hip hop, adora idoli provenienti da quel mondo (mai sentito parlare di Snoop Dogg o di 2Pac? Devo essere sincera che la prima volta che mi hanno parlato di Snoop Dogg ho capito Snoopy, il cane!!), indossa abiti, cappelli e distintivi provenienti da quel mondo, usa linguaggi e sigle appartenenti alla cultura hip hop.
Il dictat per l'abbigliamento è largo, in tutti i sensi. I pantaloni devono essere larghi sia in vita, sia nella lunghezza, sia lungo la gamba. Le magliette e le felpe con il cappuccio sono altrettanto larghe. Con un abbigliamento del genere è impossibile riconoscere le reali fattezze di un ragazzo, questo infatti è l'abbigliamento dei maschi. Le ragazze invece tendono a vestire "strette", ma soprattutto a mettere in mostra la femminilità. Molti sono quelli che indossano cappellini (in realtà mi rendo conto che quella del cappellino è una "mania" diffusa tra tutti in America, penso venga dal baseball), con vari simboli che vanno dalla squadra di baseball della propria città, a simboli stile graffiti. La musica è rigorosamente hip hop, ovvero musica rap. E' una musica molto ritmata, con dei testi spesso violenti e pieni di parolacce.
La popolazione afro-americana si identifica pienamente con questa cultura, nata tra l'altro a New York, nel Bronx, negli anni '70. Il Bronx è il quartiere a nord est dall'isola di Manhattan a New York City, dove la popolazione è afro-americana, latina (soprattutto di Porto Rico e della Repubblica Domenicana), e negli ultimi anni africana ed europea dai paesi dell'est.
Ma si identificano con la cultura hip hop molti giovani al di là del colore della pelle. Ho visto in metropolitana a Boston anche molti ragazzi asiatici (forse cinesi?) vestiti hip hop.

Sulla tv ci sono almeno 5, 6 canali dedicati alla musica hip hop. I protagonisti dei videoclip sono sempre uomini e donne afro-americani. La cosa che mi colpisce di più guardando questi video è l'immagine che viene offerta della donna. La donna sembra semplice oggetto del piacere sessuale dell'uomo, in alcuni video sembra dominare il compagno maschio, ma sempre sotto il punto di vista sessuale.

Condivido l'appartamento con due ragazze olandesi, che stanno facendo la mia stessa esperienza di anno in America. Sono fortemente attratte e conoscitrici della cultura hip hop. Mi hanno confermato che in Olanda è una cultura molto diffusa. E' poi una cultura che anche in Olanda accomuna la popolazione di origine africana, ma loro non sono africane, una è olandese, ma di cultura armena, l'altra è olandese doc.

Questo è uno dei primi post che faccio sull'argomento. Ma vorrei approfondire la questione ulteriormente. Datemi feedback, amici italiani in America, su quello che vedete voi rispetto all'hip hop. Datemi feedback voi, amici italiani in Italia, su quello che si vede in Italia sull'hip hop.

Nel video: "Drop it like it's hot", Snoop Dogg.

Tuesday, March 4, 2008

Washington DC e l'olocausto.


Due settimane fa, durante uno dei periodi di vacanza da scuola (nel Massachusetts le scuole fanno delle vacanze intelligenti durante l'anno: 1 settimana a Natale, 1 a febbraio e 1 ad aprile), abbiamo deciso di visitare Washington DC, la capitale degli USA.

Alcune curiosità:
  • Washington si chiama così dal primo presidente degli Stati Uniti naturalmente, George Washington, presidente dal 1789 al 1797;
  • negli USA c'è uno stato che si chiama Washington, che non ha niente a che fare geograficamente con la capitale Washington DC perché si trova sulla costa opposta a nord e confina con il Canada;
  • Washington DC è una città che è stata fondata dal nulla per essere capitale, non fa parte di nessuno degli stati degli USA, è territorio a sé;
  • D.C. sta per District of Columbia, Columbia viene da Colombo, Cristoforo Colombo. Columbia infatti è considerato il primo nome e un po' poetico degli Stati Uniti d'America.
Si tratta di una città anomala per essere una città americana, degna però di una capitale. Gli edifici sono maestosi, sembrano tutti ricordare dei templi greci (i soliti "copioni" di americani!), non ci sono grattacieli e le strade sono pulitissime e pure gli edifici sono bianchissimi, anche la China Town, che di solito è un pullulare di gente che compra a tutti gli angoli della strada, a Washington DC è pulita, ordinata. Spesso in città grandi, come New York, si trovano accostamenti (che adoro) tra il vecchio e il nuovo: non succede a Washington DC.

E c'è la White House (la Casa Bianca), che è piccola rispetto a come me la immaginavo, c'è il Campidoglio, c'è il Lincoln Memorial, veramente suggestivo, con la vasca davanti con alle spalle l'obelisco e ci sono musei, musei, musei, musei di ogni sorta a genere e tutti... GRATIS! La soddisfazione di entrare in un museo d'arte moderna e scegliere di vedere solo due stanze sui due piani di museo è una sensazione che ho provato solo qui a Washington DC.

Solo l'ultimo giorno ho deciso di visitare il museo dell'olocausto: l'United States Holocaust Memorial Museum.
Il museo è stato realizzato in una ex fabbrica, o almeno sembra tale. Un percorso tra stanze, corridoi, piani, immagini, suoni, voci, oggetti, documenti porta il visitatore a conoscere passo, passo cosa è stato l'olocausto in Europa tra il 1933 e il 1945. Nel museo viene dato spazio agli ebrei soprattutto, ma anche al popolo rom, agli omosessuali, ai disabili, ai comunisti e socialisti, ai testimoni di geova. Tutte vittime dell'olocausto. Si parla anche come gli Stati Uniti d'America hanno e non hanno risposto all'emergenza. Sapevate che una nave, la Saint Louis, nel 1939 salpò da Amburgo verso gli Sates, con a bordo 937 ebrei, che avevano pagato biglietto, visto turistico e transito da Cuba per andare negli Stati Uniti? Una volta all'Havana sono stati rifiutati dal governo cubano, d'accordo con quello americano e sembra anche con quello nazista (la "vicinanza" del governo cubano e in parte americano con quello nazista sembra una propaganda di Hitler per giustificare la "bontà" delle sue intenzioni di sterminio del popolo ebreo). Si fanno avanti la Gran Bretagna, il Belgio, la Francia e l'Olanda: sono disponibili a dare ospitalità ai rifugiati. Uno volta arrivati di nuovo in Europa la Saint Louis fa sbarcare alcuni ebrei in Gran Bretagna, il resto in Francia, Belgio e Olanda. Paesi, gli ultimi tre, invasi in un secondo tempo dalla Germania. Il destino quindi di molti passeggeri della Saint Louis fu di nuovo cadere nelle mani del nazismo.
Terminata la visita al museo ho fatto due cose:
  • mi sono comprata un libro. Night di Elie Wiesel;
  • ho pensato che voglio avere dei figli per raccontare quello che ho visto.
Una sezione del museo è dedicata ad altri genocidi che stanno accadendo nel mondo. Si parla in particolare di quello del Darfur. Vi invito ad andare a visitare questa pagina.

Nella foto: la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America a Washington DC.