Sunday, December 23, 2007

Steaks e un grazie a Giorgio e Bruna!


Grazie a Giorgio e a Bruna ieri sera siamo andati a cena fuori senza badare al prezzo delle portate, abbiamo fatto anche un mancia di 10$ alla cameriera! Cena al Texas RoadHouse a mangiare steaks (in foto), bistecche di manzo alte un centimetro e mezzo, cotte sulla griglia, servite con patatine fritte e verdura di vario tipo. Lo stile del locale era americano/texano: arredamento in legno, musica folk americana, tavoli e sedili stile Happy Days e i camerieri che per creare atmosfera ogni tanto facevano delle grida da caw boy. D'altronde nel freddo clima del New England la gente deve cercare un po' di calore sognando il Texas. Amici dei blog in Texas: come sono le steaks houses in Texas? E com'è la carne texana?

Nella foto: steak (tagliata di manzo) in cottura sulla griglia.

Saturday, December 22, 2007

Christmas Party ufficioso!


Ieri è stato l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Qui in Massachusetts le scuole chiudono dal 24 dicembre al 2 gennaio compresi. Franco, il teacher con cui lavoro più spesso, ha mandato una mail a tutti gli altri colleghi invitando a trovarsi dopo scuola, alle 4, presso un locale vicino, per farsi gli auguri di Natale e bere qualcosa insieme. Per questo gesto è stato subito richiamato dal supervisore: non si può usare la mail ufficiale del lavoro per cose che esulano dalle comunicazioni lavorative!!!
'Sta di fatto che alle 4 nel locale eravamo una 20ina di persone. Tutti colleghi. E' stato molto bello ritrovarsi a bere qualcosa insieme nell'informalità. Tutti erano rilassati e diversi da come li conosco a scuola, sempre invece molto controllati.
Il supervisore richiamando il gesto di Franco ha fatto secondo me un grosso errore. E' proprio nell'informalità che i colleghi possono diventare squadra ed essere tali anche al lavoro. La mail è uno strumento per comunicare, nessuno qui nella nostra scuola la usa per mandare mail personali al di fuori della scuola, perché sostanzialmente sa che è controllato. Franco ha mandato l'invito, che tra l'altro non era niente di così scandaloso, a tutti, compreso il supervisore.
Sto osservando delle rigidità a volte dettate non dal buon senso, ma solo dal fatto di ricoprire alcuni ruoli.
Comunque il Christmas Party ufficioso è avvenuto in tutta la sua spontaneità. Non è mancata naturalmente qualche malignità verso il supervisore che ha richiamato Franco. Ma anche a lui si è brindato. Gli ultimi hanno lasciato il locale verso le 8pm, io naturalmente sono stata tra quelli. E devo dire che per me è stato proprio un bel momento di condivisione.
Buon Natale a tutti!

Nella foto: una casa addobbata a Natale.

Thursday, December 20, 2007

Christmas party con Yankee Swap.

Ieri con i colleghi a scuola abbiamo festeggiato il Natale. Ci siamo radunati tutti in alcune stanze di una delle residenze degli studenti. Il Christmas Party era previsto attorno alle 2.30pm fino alle 4. Per le grandi occasioni il cibo che viene servito e'... udite, udite... italiano, almeno loro lo definiscono tale! Infatti c'era un tavolo imbandito con tutti piatti dal nome e dall'aspetto italiano: insalata, maccheroni and chees (maccheroni e formaggio, piatto forte anche per il Thanksgiving), lasagna, pizza, cannoli siciliani, ... In realta' tutti i piatti hanno un sapore americano: la pizza e' buona, ma e' molto piu' condita della nostra, la lasagna non e' male, ma ci mettono molta salsa di pomodoro, ecc. Non si trattava di una cena o di un pranzo, ma era un semplice incontro dove si chiacchierava, assaporando del cibo. Ad ognuno era stato chiesto di portare in regalo spendendo una cifra inferiore ai 10$, questo avrebbe permesso di partecipare allo Yankee Swap. Descrivo questa abitudine perche' potrebbe essere una bella idea da realizzare anche in casa. Ogni partecipante deve arrivare con un regalo, che, incartato, verra' posto in mezzo al tavolo. In una busta vengono inseriti tanti biglietti numerati quanti sono i partecipanti. Ciascuna persone deve pescare un biglietto numerato. Una volta che tutti i partecipanti hanno il proprio numero, a cominciare dal numero 1 tutti devono scegliere il regalo. Il numero 1 pesca il suo regalo e lo apre in modo che tutti lo possano vedere; il numero 2 pesca il suo regalo e puo' decidere di tenerlo e scartarlo oppure di scambiarlo (prima di sapere quello che c'e' dentro) con il numero 1; il numero 3 pesca il suo regalo e puo' decidere di tenerlo e scartarlo oppure di scambiarlo (prima di sapere quello che c'e' dentro) con i numeri 1 e 2, il numero 4 pesca il suo regalo e puo' decidere di tenerlo e scartarlo oppure di scambiarlo (prima di sapere quello che c'e' dentro) con i numeri 1, 2 e 3. E cosi' via finche' tutti hanno il proprio regalo scartato. Alla fine il numero 1 puo' scegliere tra tutti il regalo che piu' gli piace, cedendo il proprio. Indovinate chi aveva il numero 1? IO!!! Quindi ho ceduto una pallina da appendere all'albero (probabilmente reciclata!!) con un set di bagno schiuma, olio, crema per il corpo alla vaniglia!! E' stato carino come scambio di doni, anche se su una 40ina di colleghi solo una 15ina hanno partecipato. Alla fine i boss hanno messo in palio alcuni regali di valore che sono stati assegnati sorteggiando a caso i benificiari. I regali andavano da un serie di dvd di ultimi film usciti, a buoni acquisto di 50$ in qualche negozio, a una serie di costose candele profumate (comprate nel famoso negozio Yankee Candle), a delle giornate di ferie. Quest'ultimo e' stato il regalo piu' ambito e gradito!
Tutto il Christmas Party si e' svolto in un clima festoso e rilassato, anche se molte voci di corridoio (diffuse soprattutto i giorni prima del party) si sono lementate che in altre organizzazioni per Natale vengono organizzate ed offerte dalla ditta cene in ristoranti e party molto piu' eleganti e dispendiosi. Per me e' stato comunque divertente vedere questo party, d'altronde io sono anche stata fortunata con il mio numero 1!

Thursday, December 13, 2007

La prima vera neve!





Tutti ad aspettarla e lei puntualissima è arrivata: alle 12 in punto (mezzogiorno), come prevedevano, ha cominciato a nevicare. Ora sono le 16.18 e non ha ancora smesso e ci sono già 30 centimetri. I colleghi che dovono andare a casa sono un po' preoccupati perché per strada si va ai 20 km orari, quindi dovranno stare in strada il doppio del tempo.

Nelle foto: neve a casa nostra alle 16 la prima foto dall'alto, alle 20 la seconda, sempre dall'alto.

Wednesday, December 12, 2007

Volti, persone e blog.



Sarà l'inverno alle porte, sarà il buio dalle 5 del pomeriggio, sarà che finalmente ho un tavolo per appoggiare il computer, ma sto scoprendo una passione: il navigar nella lettura di blog. Come una specie di catena scopro un blog e ne scopro un altro ancora e non riesco fare a meno di "ficcare il naso" negli affari degli altri, di ammirare stili e di copiare idee.
Da quando ho preso seriamente quest'avventura del blog, che coincide con lo "sbarco" in terra americana, mi siedo spesso al mio tavolo al computer, leggo, scrivo, definisco meglio i contorni. E intanto in tutto questo lavoro scopro mondi di persone e idee, in particolare di altri italiani che vivono qui negli States.

ps: a proposito del Christmas Party: non si farà a casa nostra. Abbiamo parlato con molti colleghi invitati e molti erano d'accordo nel sostenere che fare il party a casa nostra suonava arrogante e scortese. Queste voci, aggiunte alle parole che abbiamo detto ai nostri "capi", hanno fatto sì che la dirigenza cambiasse idea. Evviva!

Nella foto: immagini di personaggi famosi visti attraverso un effetto ottico. Foto esposta al Museo del MIT di Cambridge, Boston.

Sunday, December 9, 2007

Non tutti gli americani sono arroganti!



Scusate per lo sfogo della scorso post, ma in quel preciso istante in cui ho scritto ero proprio arrabbiata. Vi racconto cosa mi/ci è successo. Lavoriamo in una scuola speciale privata. Abitiamo in una casa di proprietà della scuola, destinata a diventare residenza per gli studenti. La casa è nuova, ci siamo entrati noi per primi ad agosto. Quando ci è stata data la casa, ad agosto appunto, eravamo stati avvisati che avremmo dovuto trasferirci in un'altra casa quando la nostra sarebbe stata pronta per accogliere gli studenti (forniture al completo, moquette, messa a norma di alcuni servizi, ...). Il tempo previsto in linea di massima per il trasferimento era dicembre. I tempi sono maturati. La casa effettivamente è pronta per gli studenti e durante le vacanze di Natale ci sarà il trasloco. Prima di Natale la scuola è solita organizzare un Christmas Party per i lavoratori (circa un ottantina). Quest'anno sarà il 19 dicembre e dove? A casa nostra! La direzione ha pensato bene di organizzare il party a casa nostra, senza parlarne prima con noi!!
Siamo in 4 ad abitare la casa in questione: io e Cristiano (italiani) e due ragazze olandesi sempre dello stesso programma di scambio nostro.
Non è facile lavorare in una scuola speciale, non è facile ambientarsi in un paese straniero, è importante trovare un luogo che possa accoglierci e in cui possiamo sentirsi bene e a casa. Ora che altri, i dirigenti della scuola, decidano di fare entrare in questo luogo così personale tutti i nostri colleghi, senza prendere minimamente in considerazione che noi abitiamo quella casa da mostrare, in quella casa abbiamo le nostre foto appese, abbiamo i nostri vestiti e le nostre scarpe abbandonate nelle stanze, abbiamo quell'intimità che cerchiamo di costruirci anche qui, in America.
Ecco la rabbia da cosa viene!
Ed ecco l'arroganza dei nostri dirigenti americani!!
Come dice Cristiano nel commento al post precedente, stiamo conoscendo molti colleghi che non sono per niente arroganti, anzi loro stessi subiscono l'arroganza dei capi.
Nel precedente post mi sono lasciata trascinare dalla rabbia!

Prima foto dal basso: la casa dove attualmente viviamo (la macchina bianca è la nostra, la foto è stata fatta ad agosto).
Seconda foto dal basso: la casa dove andremo ad abitare da gennaio (la foto è stata fatta ieri).

Thursday, December 6, 2007

L'arroganza americana!

L'immagine che gli americani danno di sé al mondo è di essere degli arroganti, di credere di essere in grado di fare qualsiasi cosa, di essere convinti di avere il potere di fare scelte anche le più azzardate. Ebbene... dopo 4 mesi (proprio oggi tra l'altro!) in America del Nord, in una dimensione lavorativa americana (su 200 lavoratori siamo solo in 6 dall'Europa), mi sento di confermare questa immagine. Nel prossimo post vi spiego cosa mi è successo in particolare...

Sunday, December 2, 2007

Prima neve al MIT.



Una delle zone che continua più a piacermi di Boston e la zona di Harvard (in realtà non è Boston, ma Cambridge). Tanta gente per strada, tanti giovani, tanti negozietti particolari, edifici stile inglese, librerie grandissime, ... Oggi, domenica, siamo partiti verso Cambridge. L'intenzione era quella di valicare la porta del MIT. MIT sta per Massachussets Institut Tecnology, è una delle universtià più conosciute al mondo per le ricerche e le scoperte che vengono fatte in campo tecnologico e scientifico. Dal MIT escono parecchi premi Nobel. Sia al MIT, che alla Harvard University (l'altra grande università di Cambridge), accedono tantissimi studenti da tutta l'America e da tutto il mondo. Quindi in realtà Cambridge è una città universitaria, perché tutti questi studenti vivono o in appartamenti privati nelle vicinanze o, la maggior parte, nel campus universitario. Queste due istituzioni portano un fermento culturale non indifferente alla città. Ci sono sempre eventi di ogni sorta e tipo. Alle 7pm al MIT, nell'edificio 16, proiettavano il film dei Simpson a 3$ con entrata a tutti. Per noi l'occasione di entrare al MIT!
Siamo arrivati a Cambridge verso le 4 del pomeriggio, quindi abbiamo avuto il tempo di gronzolare per le vie. Non siamo resistiti molto però fuori: c'era freddo! Ci siamo riparati allo Starbucks Coffee, uno dei caffé più diffusi in America, soprattutto nelle città. All'interno si trovano persone che chiacchierano, che leggono, che studiano, che usano il computer (lo Starbucks è zona wifi). Tutti con una tazza di caffè davanti o tra le mani. Anch'io il mio Starbucks Coffee Mocha Chocolate, in pratica un caffè e latte e cioccolato con panna montata, e il mio giornale, il New York Times. Verso le 6 siamo usciti dal caffè e .... nevicava! Dei soffici fiocchi di neve, tra le luci gialle delle vie di Cambridge, gli edifici in mattoni, stile inglese e le luminarie del Natale. Emozionante!
Visto l'evento neve abbiamo deciso di percorrere la via verso il MIT a piedi invece di prendere la subway. Il MIT si presenta con una serie di edifici alcuni in stile super moderno, tutti a vetri o in alluminio (uno degli edifici che abbiamo visto questa sera era proprio in alluminio, con una forma tutta strana verso l'alto), altri in stile più vecchio. Nel bel mezzo della zona MIT c'è una fabbrica o quella che sembra una fabbrica, in realtà ci sono degli acceleratori ad alta energia, c'è un reattore nucleare e ci sono un sacco di laboratori per esperimenti di fisica applicata, di medicina, di scienze cognitive, di elettronica, ... Troviamo l'edificio 16, dove avrebbero proiettato il film dei Simpson. Entriamo, con un po' di emozione. Il film è proiettato in un'aula universitaria con sedie in legno in vecchio stile disposte ad anfiteatro rispetto una cattedra e la grande lavagna che si vede nei film, una lavagna a tutta parete, verde. Nella sala molti giovani, sembrano essere tutti studenti. Per 1 ora, la durata del film, seduti in quell'aula, abbiamo potuto sentirci come studenti o al massimo assistenti al MIT! Ah il film: i Simpson sono sempre i fantastici Simpson, poi dopo aver assaporato un po' d'America si capiscono meglio battute e riferimenti culturali.

Nella foto: edificio dell'architetto Frank Gehry. L'edificio ospita tra l'altro il Laboratorio di Intelligenza Artificiale.

Tuesday, November 27, 2007

Riflessioni sul viaggio!




Con il 5 dicembre prossimo saranno 4 mesi che sono qui in America e che sono lontana dall'Italia, è il periodo più lungo della mia esperienza di vita che faccio lontana da "casa".

Voglio postare alcune riflessioni:
- pensavo che fosse più facile vivere all'estero;
- capisco meglio gli immigrati nel nostro Paese;
- il viaggio è una grande terapia;
- riscopro amicizie che mi sembravano lontane, ma che invece qui sento vicine;
- non pensavo mi mancassero le cose più semplici;
- l'inglese è proprio una lingua "straniera";
- spesso mi chiedo a cosa mi porterà questa esperienza di vita;
- stanno uscendo i lati peggiori di me stessa.

... voglio credere che dopo le giornate nuvolose
arriveranno quelle di sole!

Nella foto: giornata nuvolosa su una delle spiagge a Cape Code.

Sunday, November 25, 2007

Niagara Falls... via Cina!


Thanksgiving Day è stato giovedì. Fino al giorno prima pensavamo di dover lavorare il venerdì successivo, invece i nostri "capi" hanno deciso di "donarci" un ulteriore giorno di riposo. Quindi grande ponte dal giovedì alla domenica! Approffitando dei giorni-off (così si chiamano i giorni di riposo) abbiamo deciso di andare alle Cascate del Niagara. Era un viaggio che da un po' stavamo programmando, ma il week end breve (sabato e domenica) non sarebbe stato sufficiente: da casa nostra alle cascate ci si impiegano 8 ore di macchina. Il lungo week end che si è prospettato davanti ha fatto proprio al caso nostro. Un altro aspetto che ci ha fatto decidere di andare è stato l'aver trovato (su internet) un viaggio organizzato via bus: i 150$ comprendevano viaggio a/r via bus verso le Cascate del Niagara (da Boston) e verso Toronto (Canada), con due notti in albergo a Toronto.
Quindi venerdì mattina partenza da Boston alle 7. Verso il primo pomeriggio arriviamo al confine con il Canada e proprio dal confine (dalla parte statunitense) cominciamo a vedere le cascate. Effettivamente grandi, rumorose, ..., ma non eccezionali. Passiamo il confine (passaporto, solite domande, ...) e ci fermiamo in Niagara Falls, una piccola town piena di attrazioni, casinò e alberghi (segno che molti sono i visitatori delle cascate, soprattutto in primavera e in estate) e vediamo le cascate dalla parte canadese...: uno spettacolo meraviglioso! Tremendamente grandi, rumorose, agitate, spaventose,... Purtroppo il periodo per visitare le cascate non è uno dei migliori, l'acqua non è al massimo della sua portata in inverno ed inoltre alcune attrazioni non sono praticabili, come ad esempio il percorso in traghetto fin sotto alle cascate.
Sicuramente il titolo "Niagara Falls... via Cina" incuriosisce: cosa c'entra la Cina con le cascate? Molti dei viaggi via bus, che ci sono qui in America sono organizzati da cinesi. Tutti questi viaggi hanno una caratteristica (come molte cose provenienti dalla Cina)... sono super economici! Anche noi abbiamo approfittato di questa possibilità per andare alle Cascate del Niagara. Il "prezzo" da pagare è stato non tanto economico, ma di qualità del viaggio. Il bus era confortevole, niente da replicare, ma in certi momenti dovevamo focalizzare l'attenzione per realizzare dove ci trovavamo: in USA/Canada o Cina? Su 40 viaggiatori, almeno 30 erano asiatici (c'erano cinesi, giapponesi e alcuni ragazzi di Singapore), molte delle soste per il cibo erano in ristoranti cinesi, il top è stato poi la giornata a Toronto. Il mattino colazione a China Town in un ristorante cinese, visita ad un castello della città, partenza a mezzogiorno verso un grande centro commerciale di Toronto, così ci aveva detto la guida (cinese, che comunque parlava anche inglese), senza specificare che il centro commerciale era un complesso, ad almeno una 15ina di km da Toronto, con più di 150 negozi cinesi di tutti i tipi, i cui clienti per il 98% erano cinesi!! Siamo ritornati nel centro di Toronto solo verso le 4 del pomeriggio, il bus si è rigorosamente fermato a China Town, che fortunatamente è vicina al centro della città, quindi in pochi passi noi assieme agli altri passeggeri del bus non-cinesi abbiamo abbandonato la Cina per andare in Canada! ;)

Nella foto: Marina felice dopo che Cristiano è caduto dalle cascate del Niagara (parte canadese)!

Thursday, November 22, 2007

Thankgiving Day.


Oggi è il Thanksgiving Day, la festa del ringraziamento, la festa più importante per gli americani, come il Natale per noi. E' una festa dedicata completamente alla famiglia. Tipico è radunarsi in casa con la famiglia al completo e mangiare e bere. Apre il pasto il taglio del tacchino! E' una festa che ha origini quando i pellegrini arrivarono in America (1620). Arrivarono all'inizio dell'inverno, arrivarono in New England (dove siamo noi) e il clima era molto rigido. I nativi americani (gli indiani d'America) offrirono loro cibo e delizie del posto per aiutare i nuovi arrivati. Da allora si ricorda quel gesto dicendo "GRAZIE". (Ah giusto per la cronaca: gli indiani che hanno accolto i padri pellegrini sono gli stessi che poi sono stati sterminati dagli stessi padri pellegrini!!).
Anche noi abbiamo festeggiato il nostro Thanksgiving Day. Ci siamo "fatti invitare" da una collega a casa sua. Siamo andati per la cena e non per il pranzo come ci aspettavamo, non sappiamo se questa è l'abitudine di tutti, ma molti festeggiano con la cena. Si tratta comunque di una cena che comincia verso le 5 del pomeriggio e prosegue fino a sera inoltrata. All'invito abbiamo deciso di contribuire portando dei dolci fatti da noi: un tiramisù e uno strudel. La nostra collega è afro-americana con origini portoghesi. Ha 37 anni. Vive con la sorella di 23 anni. I genitori sono morti. Quindi a festeggiare il Thanksgiving c'eravamo noi, le due sorelle e 5 amici/amiche. La tavola era tutta imbandita con piatti tutti cucinati da loro: purè di patate, patate dolci (le nostre patate americani, ma di colore rosso e più dolci), il famoso tacchino, ripieno per il tacchino, mais, riso con una salsiccia portoghese, rape, .... La cosa che ci ha subito colpito era che non c'era una tavola apparecchiata, come ci aspettavamo, ma una tavolo con tutti i piatti cucinati. Ognuno si doveva prendere il suo piatto (di carta per giunta) e servire da solo, a noi hanno offerto delle sedie, alcuni di loro mangiavano in piedi, altri in un'altra stanza sul divano davanti la tv! Forse si trattava di una situazione dove non c'era una vera e propria famiglia, ma un gruppo di amici. Forse per questo tutto era più informale! Per noi comunque è stato molto strano e in un certo senso imbarazzante. Mangiati i vari cibi, si è passati, con una velocità proprio da fast food, ai dolci. C'era la famosa pumpkin pie, ossia la torta di zucca. Molto buona tra l'altro. Alle 5 abbiamo cominciato a mangiare alle 7 avevamo già finito la serata! Alcuni hanno cominciato a lasciare la casa e dopo un po' anche noi siamo andati via... Siamo rimasti un po' con l'amaro in bocca e con un sacco di domande. Ma sono così tutte le famiglia o abbiamo beccato quella "sbagliata"? Si tratta forse di tradizioni diverse a secondo del ceto sociale di appartenenza?
Preparare tutti quei piatti porta via un sacco di tempo. Abbiamo visto la preparazione del tacchino. Servono almeno 3 ore di cottura e già il giorno prima vanno messe spezie. Ma poi se non si gode la tavola? Lo stare insieme? L'Italia esporta in tutto il mondo il proprio cibo, ma si dovrebbero esportare anche le abitudini attorno al cibo: l'imbandire la tavola, il radunarsi tutti insieme per mangiare, chiacchierare e mangiare dedicandoci del tempo, bere del buon vino (curiosità: durante la giornata del Thanksgiving, il Natale e il Memorial Day nel Massachusetts non vendono alcool! Crazy!), scherzare, ridere, arrabbiarsi parlando di politica o di sport, ...

Nella foto: Turkey Day, ovvero Thanksgiving Day.

Sunday, November 18, 2007

In città e fuori città.


Era da qualche tempo che non andavamo a Boston e oggi, domenica, abbiamo deciso di ritornarci.
L'obiettivo era passeggiare in una zona di Boston, che avevamo visto solo in macchina: Massachusetts Avenue. E' una via molto lunga nella parte ovest di Boston, che attraversa la città da sud a nord collegandola tra l'altro a Cambridge. Cambridge è la città separata da Boston solo per mezzo di un ponte. Cambridge è famosa perché è zona universitaria, ci sono la famosa Harvard University e il MIT (Massachusetts Institute of Technology). La Massachusetts Avenue è quindi una delle vie centrali di Boston: ci sono la famosa scuola di musica Berklee, c'è il teatro Symphonia e c'è, lo abbiamo scoperto oggi, la The First Church of Christ, Scientist (la prima Chiesa di Cristo, Scientista). La Chiesa Scientista è un movimento religioso fondato nel 1879 proprio a Boston. Ecco perché proprio a Boston nella Massachusetts Avenue si ergono maestosi edifici simili a una cattedrale uno, ad una grande biblioteca l'altro con una piazza, inaspettata per una città americana, e una grande vasca piena d'acqua.
Appena dietro a queste strutture che richiamano al sacro, ma che allo stesso tempo fanno pensare allo studio, alla scienza, ci sono grattacieli. Tre in particolare dimostrano la loro maestosità e rappresentano il Prudencial Center. Che collega uno all'altro i grattacieli ci sono una serie di gallerie con ben 75 negozi di ogni genere. Questo shopping mall (centro commerciale) prende il nome del complesso di grattacieli, cioè proprio Prudencial Center. Una scala mobile porta all'interno della galleria. A sovrastare l'entrata una ghirlanda natalizia del diametro di almeno 5 metri! Io e Cristiano dentro questa galleria... con la bocca aperta, come due bambini ancora una volta nel paese dei balocchi!
A pochi passi del Prudential Center Newbury Street, una via conosciuta a Boston per la "chiccheria" dei negozi e dei ristoranti, insomma una via Mazzini per i veronesi, una via Monte Napoleone per i milanesi. Tutti quindi ad immaginarsi grandi vetrine illuminate con negozi di Armani, Versace, ecc. Invece Newbury Street è una via con case una attaccate all'altra che al primo piano, saliti i 5-6 scalini di rito (vedi nella foto una delle case tipiche delle città americane), hanno negozi, boutique, ristoranti. Difficile da spiegare. Non abbiamo fatto foto, era buio e la macchina fotografica l'abbiamo lasciata a casa. Ma ci ritorneremo. In un tratto della via abbiamo trovato e siamo entrati in un book shop con restaurant. In pratica una libreria dove oltre ai libri c'era anche un ristorante. Tutto molto ben integrato. E molta gente che chiacchierava, che mangiava, che leggeva. La riflessione che ci siamo portati a casa è che la vita in una città americana è molto diversa dalla vita che la maggior parte degli americani che vivono fuori dalle città, conducono. In una libreria fuori città trovi tante possibilità, ma in una libreria in città ne trovi molte molte di più. Questo succede anche in Italia, è vero. Ma qui le città sono un brulicare di occasioni, di diversità, di possibilità, ancora più che in Italia. Credetemi!

Nella foto: entrata di una casa a New York nel periodo autunnale.

Saturday, November 10, 2007

Abbigliamento negli Usa


Si avvicina l'inverno e considerando che la nostra valigia poteva contenere solo 20 kg di vestiti ed accessori dovremo andare a comprare un po' di vestiti per proteggersi dal freddo. Anche perché il freddo qui sarà, da quello che ci dicono, molto più intenso del freddo a cui siamo abituati a Verona. Per ora le giornate sono fresche, ma belle, c'è spesso il sole che scalda un pochino. La temperatura si aggira comunque attorno ai 5° C di giorno. In questo momento, sono le 23.00, la temperatura è di 33 gradi Fahrenheit, vale a dire 0,55 gradi Celsius! Alcune "voci" dicono che comincerà a nevicare presto quest'anno.
Ecco la necessità di comprarci giacche e scarpe pesanti!
Andare a comprare vestiti qui sta diventando la mia passione. Ci sono un sacco di negozi e c'è un sacco di scelta sia di modelli, sia di prezzi. Mi piace proprio confrontare, guardare e qualche volta comprare! I negozi si distinguono in grandi magazzini dove si trovano vestiti, ma anche scarpe ed accessori tipo borse, gioelli. Sono magazzini simili alla nostra Upim, per capirsi. Il più famoso in assoluto è Macy's (guarda il sito e vedrai il logo, uno dei loghi più diffusi in America tanto quasi il Mc Donalds http://www.macys.com/).
Ci sono poi negozi dove si trova o solo abbigliamento o solo scarpe. Sono negozi che funzionano in franchising, quindi in qualsiasi centro commerciale si vada si trovano gli stessi negozi, più o meno grandi. In questo periodo mi sto affezionnado ad Old Navy (www.oldnavy.com). Vi trovo uno stile e dei prezzi che mi si confanno. Penso che sia la politica di questo tipo di negozi: farti trovare bene e quindi cercare di affiliarti a loro. Altre osservazioni rispetto ai negozi. Ci sono negozi che vendono abbigliamento e accessori legati a degli stili di vita e/o modelli culturali. C'è ad esempio il negozio che vende tutto largo per chi è vicino ad una cultura rap (molto in voga tra i giovani qui negli States), c'è il negozio che vende tutto dark e orrido per chi è vicino ad una cultura metal, ... Nelle città c'è ancora più scelta per via di stili e culture. Per continuare il ragionamento della specializzazione dei negozi, esistono catene, come la famosa anche da noi Foot Locker, che si specializza a seconda dell'età e del genere, quindi esiste la Foot Locker Woman, la Foot Locker Baby, la Foot Locker Kids, ... Esistono poi negozi che vendono solo abbigliamento per bambine, solo per teenager, ...
Non vorrei che pensaste che ci compriamo continaumente da vestire, ma spesso andiamo nei centri commerciali (almeno una volta ogni due settimane in questo periodo), anche solo per curiosare tra la moltitudine di negozi. Comunque quelle volte che ci siamo comprati dei vestiti abbiamo incontrato delle difficoltà nell'individuare le taglie, non parliamo del numero delle scarpe (mi sembra di aver capito di avere un 8 1/2). I pantaloni classici da uomo hanno in genere due misure, una della vita e una della lunghezza della gamba, ah naturalmente le misure non sono in centimetri, ma in pollici. Poi in genere i pantaloni vestono larghi. Non parliamo delle camicie e delle maglie. Il consiglio è che, se le misure sono S, M, L, EXL, è bene prendere una taglia sempre in meno di quella che si prenderebbe in Italia. Non è che la gente sia grossa qui (non è vero che gli Americani sono tutti obesi, almeno in questa zona), ma tende a vestire larga. Per trovare le taglie che vestono strette bisogna scegliere dei negozi apposta.

Nella foto, a grande richiesta, Cristiano e la sua cravatta!

Thursday, October 25, 2007

Foliage in New Hampshire.



Autunno in New England, il sogno di molte persone. Qualche giorno fa abbiamo approfittato della visita della nostra amica Luciana dall'Italia per andare con lei in New Hampshire, intorno ai 200 km da casa nostra, per vedere l'autunno. Non è che da noi non ci sia l'autunno, anche qui gli alberi stanno diventando rossi, gialli, marroni e stanno perdendo le foglie, anche qui la gente sta addobbando le case con cose che ricordano l'autunno, anche qui ogni tanto il vento fa cadere le foglie dagli alberi che sembra quasi che piovano dal cielo. Ma in New Hampshire è tutto più selvaggio, ci sono le colline, ci sono i laghi e gli alberi, dipende sicuramente dalla specie, si colorano intensamente. Sembra di essere in mezzo a colori finti, sembra di essere in scenari disegnati apposta per farci la foto! Abbiamo percorso in lungo e in largo la parte sud del New Hampshire, fermandoci spesso per scattare delle foto. Faccio fatica a trovare le parole adatte..., guardatevi un po' di foto. Ne trovate altre nell'album a destra.

Paesaggio autunnale in New Hampshire.

Tuesday, October 23, 2007

Town meeting


Cari amici, anche io, Cristiano, finalmente mi sono deciso di accettare l'invito di Marina a scrivere sul suo blog. E mi sono deciso di scrivervi circa una delle cose più interessanti che il New England, la regione degli Usa dove stiamo vivendo, possa offrire: i town meetings (incontri della città, assemblee cittadine). Facciamo un passo indietro, prima di partire per l'America mi ero incuriosito nel leggere qualcosa sulla rivoluzione americana e sull'intento degli americani di mettere insieme nella vita politica e civile il desi9derio di un buon governo e il desiderio di essere liberi. Mi hanno consigliato di leggere un classico della storia degli Usa dal titolo La democrazia in America di Toqueville. Qui l'autore descrive come gli americani provarono a mettere insieme questi due desideri. Dico provarono, perché il libro fu scritto all'inizio del 1800 poco dopo la rivoluzione che li ha staccati dagli Inglesi.
Dopo questa bella lettura sono partito per gli Usa curioso di cosa fosse rimasto di quelle vecchie tradizioni, un po' come venire in Italia a cercare tracce dei vecchi comuni dopo tanti secoli, speranzoso di trovare nomi, qualche usanza, monumenti e lapidi.
Ebbene quello che ho trovato è che nei piccoli municipi come quello in cui viviamo io e Mari, le cose funzionano più o meno come 200 anni fa!!! Ma non sto parlando di anticaglie ma di cose vive...
Ed eccoci alla foto di sopra che vi spiegherà tutto.
Si vedono centinaia di persone riunite in un campo. Che stanno facendo? In questo caso specifico stanno decidendo se aprire o meno un casinò nel loro comune. Ripeto stanno decidendo: discutendo, proponendo, convincendo, votando. Non si tratta in fatti di un'assemblea di quelle che fanno anche da noi nei paesi dove il sindaco incontra la gente e spiega che cosa lui sta per fare. NO! Qui sono i cittadini del posto che si riuniscono per decidere se aprire il casinò o meno. E una volata deciso gli assessori dovranno eseguire gli ordini dell'assemblea e mettere in pratica la decisione presa.
In pratica quello che vedete è l'assemblea generale di tutti i votanti. NON esiste il consiglio comunale e neppure un sindaco, ma una serie di assessori che ogni tre anni vengono eletti, ma che se non vanno bene possono essere rimossi con una votazione generale di tutti i cittadini.
In questa foto vedete moltissime persone perchè il tema era particolarmente sentito dalla gente. Normalmente ci sono meno persone che partecipano agli affari pubblici, per esempio il prossimo 5 novembre il town meeting si terrà in un teatro.
Le decisioni che vengono prese sono importantissime per la gente del posto.
Tutta la vita economica e sociale di una città viene decisa dalla gente che si riunisce: decidono se aprire o chiudere la biblioteca, se potenziare i pompieri, se aumentare o diminuire le tasse sugli immobilie e mille altre cose; discutono di ogni voce del bilancio, se fare nuove strade, se accettare eredità, se fare o mantenere monumenti cittadini, etc. (queste voci le ho copiate dall'avviso a partecipare al prossimo Town Meeting che si terrà in Middleboro il prossimo 5 novembre 2007)
Io trovo tutto questo incredibile, sembra di vivere al tempo dei greci ad Atene più di 2000 anni fa. E' forse una delle cose più antiche e caratterizzanti gli Stati Uniti e non ne avevo mai sentito parlare a casa ma neppure all'università.
Un'ultima considerazione prima di lasciarvi, qui dicono che i town meetings non sono il modo più efficiente di governare ma che sono soprattutto una scuola di vita e di cittadinanza e il posto dove si conserva lo spirito americano democratico.
See you soon Cristiano

Tuesday, October 16, 2007

Il caffè americano.



Gli americani bevono molto caffè, sembra che abbiamo deciso di differenziarsi a tutti i costi dall'antica madre patria inglese. Infatti non c'è assolutamente l'abitudine del tè.
Il caffè che bevono è naturalmente quello che noi chiamiamo appunto caffè americano. Si tratta di un gran quantità di liquido nero! No, sono troppo cattiva! Comunque sì la quantità è come una tazza grande da tè e ne bevono moltissimi al giorno. Hanno una macchina per farlo, una sorta di bollitore che poi mantiene il caffè che avanza caldo. Lo bevono con zucchero e/o con latte. Ma qui c'è un'istituzione che stiamo imparando a conoscere anche noi (in Italia non esiste, ma abbiamo scoperto che in altri paesi europei si è diffusa): il Dunkin' Donuts. Lungo le strade più trafficate, nelle soste in autostrada (qui non ci sono autostrade a pagamento!), nelle vie del paesino, in città la scritta Dunkin' Donuts, come un po' quella del McDonalds, fa l'America. Si tratta di una catena di negozi, tutti assolutamente identici, che vendono caffè, con tutte le varianti desiderabili, e i donuts, dei dolci grandi come un krapfen, ma anche in versione più contenuta. L'Americano medio d'abitudine va al Dinkin' Donuts almeno una volta al giorno. Oltre a trovare il caffè preferito da portare con sé, in macchina, al lavoro, trova un ambiente familiare. La maggior parte delle persone vanno e consumano o in macchina durante un viaggio o sul posto di lavoro, ma c'è anche chi si ferma ai tavolini del locale. In alcune zone il Dinkin' Donuts è aperto 24 ore su 24, in altre parti solo dalle 6 di mattina fino alle 10 di sera!
Anche noi stiamo diventando dei frequentatori di Dinkin, più familiarmente chiamato. Stiamo gustando la varietà di dolcetti. Quelli piccoli costano solo 20 centesimi di dollaro, quindi con 1 dollaro ne vengono 5 di gusti diversi.

Nella foto Iced Coffee preso allo Starbucks Coffee, un'altra istituzione degli USA.

Sunday, October 14, 2007

Red Sox, Fall Season and Halloween


Tre avvenimenti stanno interessando gli americani che abitano nel New England in questo momento. Le continue vittorie dei Red Sox (la squadra di baseball di Boston), l'arrivo dell'autunno e Halloween.
  1. Per i Red Sox sono proprio pazzi, donne, uomini, vecchi, bambini. Ieri sera siamo andati in palestra (ah abbiamo cominciato ad andare in palestra!), nel parcheggio c'erano solo 4 macchine, di solito ce ne sono almeno una 50ina! C'era la partita dei Red Sox in tv. Questa mattina siamo andati in banca, tutti gli impiegati giravano con le magliette dei Red Sox: ieri sera hanno vinto e la Bank of America (la nostra banca) è lo sponsor ufficiale della squadra.
  2. Per l'autunno gli alberi stanno cambiando colore e così pure il tempo cambia, più fresco, a volte piovoso. Tutti aspettano la caduta delle foglie (hanno già cominciato un po') e qui in Massachussets si dicono non così fortunati come quelli che vivono invece in New Hampshire dove i colori degli alberi sembrano essere bellissimi e la caduta delle foglie molto suggestive Le case si trasformano. Sono molti quelli che addobbano la porta d'entrata con foglie colorate, con piante secche di granturco. Anche all'interno le abitazioni diventano arancioni con gli addobbi. Domani anche noi faremo circa 200 km per andare a vedere la caduta delle foglie!
  3. Ma la vera attesa è Halloween. L'arancione impera anche perché oltre al colore dell'autunno è anche il colore di Halloween, della zucca. E quindi assieme agli addobbi per l'autunno sulle porte d'entrata TUTTI hanno qualcosa che ricordi Halloween. Si tratta di zucche e fantasmini i più sobri, per arrivare a vere e proprie streghe o maghi alti almeno 2 metri che sovrastano la porta d'entrata. Le immagini più diffuse sono quindi zucche, fantasmi, ragni, "morti" e tutto ciò che può fare paura. E' la paura il tema imperante. In tv vengono continuamente trasmessi film dell'orrore, esistono "case della paura" (andremo a vederne una la prossima settimana), la gente si fa scherzi per spaventarsi. Prometto che questo è solo un piccolo assaggio su Halloween. Anche perché il vero Halloween è il 31 ottobre. Ah una curiosità, in fantasmi in America non fa UUUUU come da noi, ma fanno BAAAAA!
Nella foto distesa di zucche in una fattoria che le coltiva e le vende.

Lavoratori americani.


Al lavoro sono stata assegnata ad una classe di 15/16 studenti, ci sono due insegnanti che fanno con loro le materie scientifiche e quelle umanistiche e ci sono io che cerco di "favorire un clima adatto all'insegnamento". Essendo che siamo in tre staff (operatori/ professionisti) in classe, spesso, se c'è bisogno di un sostegno in un'altra classe, chiamano me. Le altre classi sono più piccole in numero di studenti e lo staff è formato da due persone. Giovedì verso le 11.30 di mattina mi hanno chiesto di andare nella classe di E. e J., J. si doveva assentare. Dopo un'ora, attraverso una mail dalla direttrice (ogni classe ha un computer portatile dove si ricevono varie comunicazioni), abbiamo saputo che J. era stato licenziato!! J. lavorava nella scuola da 6 anni, con i ragazzi era bravissimo, ci sapeva fare. La polizia qualche giorno fa lo ha fermato che guidava in stato di ebrezza (aveva bevuto, non so quanto). Qui in America tutti devono sapere cosa fa la polizia, quindi ogni sulla gazzetta locale (e quasi ogni paese ne ha una), viene fatto un lungo elenco di tutti gli interventi che fa la polizia, con nomi e cognome di chi hanno fermato o arrestato o semplicemente contattato per qualsiasi cosa. Qualcuno ha visto il nome di J. su una gazzetta, quello che ha fatto ha messo in cattiva luce la scuola per cui lavora, quindi licenziato.
Chi viene trovato alla guida in stato di ebrezza va sicuramente perseguito con delle sanzioni, ma... da qui ad essere licenziati dal proprio posto di lavoro. Penso che non succeda in automatico di essere licenziati da qualsiasi posto di lavoro se si guida bevuti, il problema per J. è stato il fatto di lavorare in una scuola privata e con fini rieducativi. Sicuramente ci sta anche la contraddizione di essere un educatore che cerca di aiutare dei ragazzi ad assumere un comportamento corretto e poi essere il primo a trasgredire. Ma... da qui ad essere licenziati dal proprio posto di lavoro. Se non fosse stata pubblicata sul giornale la notizia, nessuno avrebbe saputo e non ci sarebbe stata nessuna conseguenza al fatto sul posto di lavoro.
In questi giorni a scuola tutti non fanno altro che parlare di quanto accaduto, anche perché J. era una presenza molto importante, molto amata. Ora J. si trova senza un lavoro, con un sanzione amministrativa e la vergogna di fronte a colleghi, studenti con i quali per 6 anni ha condiviso molto.
La prossima settimana dovrò sostituirlo ancora nella sua classe, finché non assumeranno un nuovo associat teacher (insegnante associato).

Lavoratori in un negozio di pesce a China Town, New York.

Wednesday, October 10, 2007

New York, New York, New York.... parte 2!



Rieccomi a parlarvi di New York City.
Dopo aver assaporato un pezzo di storia al Ground Zero, abbiamo girovagato in ricerca di altri pezzi di città, visti in un film, visti nei notiziari. E quindi via con la metropolitana..., la subway, verso Time Square e l'Empire State Building (il grande edificio con la punta sul quale si è arrampicato King Kong). Che fatica a capirci qualcosa della metropolitana! E' grandissima, con un sacco di linee, ma che non si capisce come siano organizzate. Tra l'altro ci sono pochissime informazioni a riguardo
, non ci sono mappe attaccate alle pareti, non ci sono istruzioni da portare con sé, come invece si trovano nelle nostre città europee, anche a Boston, per essere sinceri. Nonostante l'incertezza siamo riusciti ad arrivare alla 40esima strada e dopo aver percorso due blocchi siamo arrivati alla 42esima: Time Square! Che effetto che fa pronunciare questi termini, la 40esima, la 42esima! Esistono davvero sapete?! Time Square... Time Square! E' l'America dei film, della nostra immaginazione. Ma l'immaginazione non riesce ad arrivare fino lì, a raffigurarsi Time Square. Nonostante il nome (square sta per piazza) non si tratta di una vera e propria piazza, ma una serie di vie che incontrandosi formano degli incroci grandi. Attorno a queste vie a formare la piazza sono invece gli edifici attorno. Dei palazzi in vetro con mille immagini gigantesche proiettate sopra. Siamo stati di giorno. Chissà vederla di notte. E poi fiumi di gente, fiumi veramente, di tutti i tipi, di tutti i colori. E negozi, negozi, negozi, ... Amazing, come continuano a dire qui, significa "meraviglioso, stupendo".
Mi sento ancora l'adrenalina indosso. Si respira un'aria fantastica, nel senso che ci si sente dei bambini nel paese dei balocchi. La sensazione è di poter comprare, di poter fare, .... la sensazione è quella di avere mille possibilità. Solo per provare queste emozioni penso valga la pena di andare a New York.

Nella foto una parte di Time Square.

Monday, October 8, 2007

New York, New York, New York....



Ebbene sì, ce l'abbiamo fatta: anche noi abbiamo messo piede nella Grande Mela, New York City. New York dista da casa nostra 218 miglia, ovvero 350 km. Il viaggio dura circa 4 ore che si trasformano molte di più se si trova traffico. Abbiamo deciso di affrontare il viaggio non con la nostra macchina, ma con l'autobus. Ci sono un sacco di autobus che percorrono la tratta Boston > New York, si tratta di autobus privati, non di linea. Noi abbiamo preso la compagnia Fun Hung, compagnia cinese che porta dalla Chinatown di Boston alla Chinatown di New York. Il viaggio è stato abbastanza confortevole e veramente economico, solo 30$, cioè 21€, andata e ritorno! Come dicevo siamo arrivati in Chinatown ed è una vera Chinatown. Per la strada il 90% delle persone erano cinesi, i negozi cinesi, le scritte in cinesi e mille banchetti che vendevano frutta, verdure dalle forme più strane, proprio orientali. Pochi isolati e ci siamo trovati al Ground Zero: la zona dove c'erano le torri gemelle. L'impatto? Un grande vuoto. Si ha proprio la sensazione che manchi una parte della città. Spostandosi in qualche via limitrofa e guardando in alto verso i grattacieli si percepisce che ci sarebbe dovuto essere qualcosa d'altro. Quello che si riesce a vedere sul posto sono gru e lavori in corso. Stanno mettendo le fondamenta per costruire il nuovo World Trade Center, in particolare il progetto è di realizzare la Freedom Tower ("la torre della libertà") entro il 2009. Un piano sotto il livello della strada è stata ricostruita una parte di una linea della metropolitana. C'era molta gente a visitare il posto, molti turisti, ma anche molto americani.
Qui mi fermo con New York. A domani il prossimo post su questa amazing city!!

Nelle foto: il Ground Zero visto dall'alto e dalla strada.

Thursday, October 4, 2007

Ai miei lettori...

scusate se da un po' non vi sto aggiornando sul blog.
Qui la quotidianità si sta facendo sempre più intensa e con difficoltà spesso trovo parole per descriverla.
Comunque questo fine settimana ho deciso che dedicherò del tempo per raccontarmi un po'.

Saturday, September 15, 2007

Boston by night!


E' bastato un giro a Boston ed è passato lo stress della giornata!
Qui le giornate al lavoro sono molto lunghe e a volte veramente stressanti. La componente più stressante rimane l'inglese. Gli Americani parlano un inglese tutto loro, con una pronuncia che ha dell'incomprensibile e poi si tratta di vita vissuta, quindi la velocità con cui parlano è naturalmente maggiore alla velocità con cui si rivolgerebbero a noi direttamente. Poi i ragazzi si scambiano battute e racconti, che spesso vogliono che noi non capiamo, così ci sentiamo ancora più a disagio.
L'altro giorno è stato uno dei tanti giorni stressanti. Quindi alle 6 di sera abbiamo deciso di avventurarci a Boston in macchina. Fino ad ora siamo stati a Boston due volte, una in treno e l'altra in metropolitana. In macchina in molti ce l'hanno sconsigliata: uno dei problemi è il parcheggio, spesso costoso o impossibile da trovare; l'altro problema il traffico. Bhe sarà che era giovedì sera, sarà che siamo stati fortunati, ma non abbiamo trovato traffico e abbiamo parcheggiato senza grandi difficoltà.
Entrare in città con il buio è un'esperienza senza fiato!
In lontananza si vedono i grattacieli. Poi passare con la nostra piccola macchinina (comunque una station vagon della Hunday) tra questi alti palazzoni, bhe la sensazione è stata quasi quella di rimanerne scacchiacciati!!
Una volta parcheggiato (in China Town) abbiamo percorso alcune vie del centro, che già conosciamo, per raggiungere il Fenuell, la zona più centrale della città con ristoranti e locali. Camminando per le vie, con pochissima gente per strada, abbiamo incrociato magnifiche hall di grandi grattacieli, tutte illuminate, con marmi rossi. Si tratta per lo più di banche o centri finanziari. La sensazione è che di soldi ce ne siano, veramente tanti!
Cenetta con pesce, patatine fritte e musica di un suonatore di strada!
Dovevamo continuamente ripeterci dove eravamo, la sensazione era di vivere un sogno!

Nella foto Boston verso il tramonto.

Tuesday, September 11, 2007

11 settembre in America...


Molti mi chiedono di parlare dell'America dal punto di vista politico. Bhe non e' facile anche perche' non e' la prima cosa che balza all'occhio. Sembra quasi che Bush sia piu' presente nel resto del mondo piu' che negli Stati Uniti! Prendete queste considerazioni con le pinze pero': sono qui da poco piu' di un mese, ma sono comunque le mie impressioni. Sembra che la presenza piu' forte dello stato sia quella locale piu' che quella federale. Per dire anche la polizia (se ne vede davvero tanta) e' locale. Non abbiamo ancora visto quella federale. Gli americani che abbiamo conosciuto fino ad ora dimostrano di essere molto legati al loro stato di appartenenza, che spesso identificano tra l'altro con una squadra di baseball o football.
L'America e' comunque ben rappresentata dalle bandiere ovunque esposte. Gli americani sono molto legati alla loro bandiera. Molte sono le case che ne hanno una o piu' di una in giardino e/o sulla porta d'entrata. In classe mia l'insegnante ne ha voluto esporre una molto grande, nelle altre classi e' presente a dimensioni ridotte, ma comunque presente.
Noi lavoriamo in una scuola speciale, quindi si tratta di un ambiente sensibile all'educazione, alla solidarieta' percio' abbiamo sentito proferire da alcuni insegnanti non molta approvazione nei conforonti di Bush. Poi c'e' anche da dire che il Massachussets e' uno stato che alcuni ci hanno definito "socialista" percio' piu' vicino ai democratici. Fatalita' poi l'altra sera in un locale abbiamo parlato con una donna che si e' dichiarata vicina ai democratici. Ci ha detto anche che avrebbe votato per Hillary alle primarie.
Tra tutto questo oggi e' stato l'11 settembre. A scuola mi aspettavo se ne parlasse di piu', invece l'insegnante di "composizione" si e' limitato ad assegnare un compito dove invitava gli studenti a riflettere sulle vittime del terrorismo. Sui giornali e sulla tv effettivamente se ne parla, ma la sensazione e' che se ne parli sotto voce, quasi un timore a far riaffiorare il dolore o una voglia di dimenticare. Fra qualche settimana andremo a New York. Visiteremo anche il Ground Zero, il posto dove erano collocate le torri gemelle.

Nella foto una casa con bandiera nella via principale di Plymouth.

Sunday, September 9, 2007

Back to school


"Back to school" e' un'espressione che stiamo leggendo moltissimo in questo periodo in giro. Significa "Ritorno a scuola"; infatti il 5 settembre gli studenti americani sono ritornati a scuola dopo le vacanze estive. Penso in realta' che tra uno stato e l'altro ci siano delle differenze (e' una delle scoperte piu' interessanti che stiamo facendo il fatto che tra uno stato e l'altro ci sono delle evidenti differenze nella gestione politica ed economica, da fuori sembrano molto piu' compatti). Qui nel New England (la zona che raggruppa i 6 stati a Nord Est degli USA. Gli stati sono: Connecticut, Main, Massachusetts > dove siamo noi, New Hampshire, Rhode Island, Vermont) ci sono le vacanze estive dalla scuola che cominciano a giugno e finiscono con i primi di settembre. C'e' poi una settimana a dicembre (tra Natale e il primo dell'anno) e una a febbraio (la chiamano settimana delle vacanze di inverno).
Quindi anche per noi il 5 settembre ha avuto inizio il nostro incarico di assistent teacher (cioe' tradotto in italiano insegnanti di sostegno). Nella mia classe ci sono 15 studenti di 18/19 anni che stanno affrontando l'ultimo anno della scuola superiore ("12 grade", cioe' le classi obbligatorie, tra elementari e scuola superiore, non hanno le medie, sono 12). In particolare poi gli studenti della mia classe sono intenzionati ad andare al college, cioe' all'universita', quindi le materie che affrontano hanno piu' un taglio accademico e teorico, rispetto ad un'altra classe dell'ultimo anno nella stessa scuola dove il taglio e' piu' pratico. Nella mia classe sono sempre presenti due insegnanti, uno per le materie scientifiche, uno per quelle umanistiche ed io. Ho il compito di sostenere gli studenti e di permettere agli insegnanti di seguire di piu' i singoli alunni. In realta' poi il mio ruolo andra' a definirsi nel tempo, perche' e' la prima volta che per l'ultimo anno della scuola e' stato previsto un assistent teacher. Cristiano invece e' assistent teacher nella classe "11 grade", una classe prima della mia. Lui segue la sua classe negli spostamenti tra un insegnante e l'altra; infatti la sua classe si sposta per andare dall'insegnante delle materie scientifiche, per andare da quello delle materie umanistiche, da quello di spagnolo, da quello di educazione fisica e da quello di arte, per me lo spostamento e' solo per andare da questi ultimi tre (spagnolo, educazione fisica ed arte), per il resto del tempo, ed e' la maggior parte del tempo, gli studenti stanno in classe e io con loro e gli altri due insegnanti. Devo quindi conoscere bene gli studenti, aiutarli nelle loro difficolta', riuscendo nello stesso tempo a ritagliarmi un mio ruolo e spazio. Con gli insegnanti, Jhon e Dan, abbiamo parlato che magari in futuro potro' anche insegnare qualcosa, tipo latino. E' una materia che non hanno previsto nella scuola dove sono io, ma che richiedono spesso al college, quindi qualche rudimento potrebbe essere utile.
Vi terro' aggiornati.

Nella foto un deposito per gli scuola bus.

Shopping, shopping, shopping...


Una delle piu' appassionanti occapazioni americane e' lo shopping e noi italiani non riusciamo a resistere alla tentazione, come dice il buon Servegnini (cfr. "Un italiano in America", Servegnini, Mondadori)! Succede spesso infatti che ci lanciamo alla ricerca e alla scoperta di centri commerciali, che qui chiamano "shopping mall". Alcune considerazioni generali sugli shops americani, almeno nella zona dove abitiamo noi:
  1. ci sono negozi di ogni genere ovunque lungo le strade e nei paesi;
  2. ci sono delle zone, spesso lontane dai centri abitati, dedicate all'acquisto;
  3. spesso (8 su 10) i supermercati come li intendiamo noi, cioe' quelli che vendono solo o prevalentemente cibo, non sono inseriti nei centri commerciali, ma si trovano in posti diversi. Per capirsi, non succede di andare a fare la spesa di cibo e approfittare per fare un giretto in qualche negozio di altro genere, se l'intenzione e' quella si deve prendere la macchina e spostarsi di almeno un 10 di kilometri;
  4. i centri commerciali qui sono grandi, ma non grandi, grandi, GRANDISSIMI! E puntualmente quando abbiamo visto un centro commerciale che a noi sembra grande, incontriamo qualche americano che ci dice che ce n'e[ uno ancora piu' grande.
  5. i centri commerciali americani si dividono in: gallerie (tipo Corti Venete e in zone commerciali, tipo Grand'Affi, dove si deve entrare ed uscire dai vari negozi uscendo all'aperto;
Ieri siamo andati in una zona commerciale, non una galleria. La zona copre un'area molto, molto grande. Ho provato a misurarla con Google Earth confontandola con la zona del Galassia a San Giovanni Lupatoto. Come dimensioni, compresi i parcheggi, e' almeno 3 o 4 volte in piu'. Immaginate un grande piazzale con attorno tutti negozi, tutti della dimensione della MediaWorld, per capirci. Ogni negozio e' super specializzato. Ad esempio c'e' un negozio dove ogni donna, almeno italiana, perderebbe la testa: tutti accessori per la casa, dalle pentole, alle stoviglie, a contenotori, a piccoli elettrodomestici (tipo tostapane, macchine per il caffe', ...), a tende, tovaglie, accessori per il bagno, copriletti, ecc. ecc., e tutti di buon gusto, con un designer moderno. C'e' poi un altro negozio dedicato allo sport, sia abbigliamento che accessori ed attrezzature annesse. Gli sport piu' presi in considerazione sono: golf, baseball, football americano, fitness e caccia. Sono effetivamente gli sport piu' praticati in questa zona degli States. Ah, nella sezione caccia c'era un'esposizione anche di fucili, secondo Cristiano non tutti erano da caccia, alcuni infatti avevano la canna corta.

Ah, finora io e Cristiano ci stiamo trattenendo nel comprare, l'unico settore in cui non ci tratteniamo e' il cibo, non significa che mangiamo piu' del solito, ma ci sbizzariamo nel provare vari cibi. Un supermercato per il cibo qui e' un paese dei balocchi, ci sono tantissime cose, tutte colorate e accattivanti, Vien proprio voglia di provare, sperimentare.

Nella foto sono nel negozio per la casa con in mano una teiera.

Monday, September 3, 2007

Labor day e barbecue


Oggi e' il Labor Day, una sorta di primo maggio italiano. Io e Cri comunque abbiamo dovuto lavorare oggi, fino alle 3 e un quarto. La scuola comincera' mercoledi', ma i ragazzi stanno arrivando al campus e quindi c'e' da stare con loro nelle case dove vivono. Ma in qualche altro post vi parlero' meglio del nostro lavoro. Arrivati a casa una bella sorpresa ci ha accolti: siamo stati invitati al barbecue di Duein. Duein ci ha venduto la macchina, e' uno dei tanti venditori di macchine, ma molto gentile e generoso. Siamo andati verso le 5, avevano cominciato il barbecue da qualche ora! La festa si e' svolta nella casa dei genitori di Duein, in vacanza in Florida. Duein avra' 40 anni circa, con moglie e figli, quindi anche gli invitati al party erano pressapoco quell'eta' e con moglie/marito e figli. C'era anche suo fratello gemello, suo fratello piu' giovane. Insomma siamo stati catapultati in una famiglia americana alle prese con un'abitudine altrettanto americana, il barbecue.
Al barbecue, come da noi tra l'altro, stanno rigorosamente gli uomini, si cucina hamburger, wuster e corn, ovvero pannocchie.

Nella foto Duin (a sinistra) e un amico mentre cucinano al barbecue.

Saturday, September 1, 2007

Baseball e americanita'!


Due giorni fa siamo stati a vedere una partita di baseball, i PawSox contro i Bisons. I PawSox sono una categoria simile alla Serie B del calcio. Sono molto conosciuti nella zona, anche perche' portano una parte del nome dei veri miti del baseball per Boston e dintorni: i REDSOX. I RedSox (traduzione letterale: calzino rosso) sono la squadra ufficiale di baseball di Boston, per la quale molti nella zona dove risediamo tifa.
La partita che siamo andati a vedere era di giovedi' ed era una delle ultime partite della stagione (la stagione del baseball e' estiva). Cominciava alle 19, e' finita poco dopo le 22: ben 3 ore di partita!
C'era molta gente, ma lo stadio non era pieno. Molte famiglie con bambini. Tutti quanti, famiglie, bambini, adulti, giovani, intenti a gustarsi qualche azione della partita, ma soprattutto intenti a mangiare. Mangiare ogni sorta di prelibatezze: patatine fritte, hamburger, hot dog, focacce, gelati, ecc. Il baseball e' uno sport molto lento nel suo procedere, anche se e' fatto di azioni veloci (lancio della palla, presa della palla, corsa verso la base, ...), quindi guardare la partita e' come trovarsi in piazza o in qualche locale con amici a chiacchierare.
Ma oltre al cibo, le famiglie, la lentezza, quello che vorrei rimarcare della partita sono stati due momenti: uno, il canto dell'inno nazionale ad inizio partita, due, il canto verso la meta' in memoria dei soldati caduti nelle varie guerre che ha vista impegnata l'America. Passi l'inno ad inizio partita, cantato da un coro di una decina di uomini in mezzo al campo, anche se si trattava di una partita di serie B e di una squadra locale, ma il canto in memoria dei caduti... Ad un certo punto la gente si alza in piedi, non capiamo cosa succede, e tutti cominciano a cantare una canzone con un'aria famosa, ma di cui non so il nome (mi informero'), sullo schermo gigante passano le foto di militari con nome, cognome e anno e posto della missione.
Capiamo che si tratta dei soldati morti... Concluso il canto, tutto lo stadio scroscia in un applauso.
I nostri visi sconcertati facevano ben capire che non eravamo americani.

Nella foto la partita allo stadio McCoy di Providence (RI). I bianchi sono i PawSox.

Tuesday, August 28, 2007

Settimana di formazione e medicine.


Giornata bellissima di sole. Dicono che sia l'ultima settimana in cui ci potremo permettere questo tempo, comincera' poi l'autunno, ovvero pioggia per tre mesi e poi freddo, compresa la neve, molta neve, dicono.

Questa settimana la stiamo dedicando alla formazione, tra ieri e oggi abbiamo ricevuto delle nozioni per quanto riguarda il primo soccorso (ieri) e la somministrazione di medicinali (oggi). Saranno due funzioni a cui saremo tenuti durante il lavoro. Siamo in una scuola, ma in una "scuola speciale". Ci sono ragazzi e ragazze dai 12 ai 20 anni con preblemi legati al comportamento e di conseguenza all'apprendimento. Ad alcuni di loro sono state diagnosticate delle patologie (o sintomi legati allo sviluppo?), che vengono trattate con farmaci. Le patologie sono autismo, anoressia, depressione, non in forme aggravate pero', perche' alla Chamberlain School (cosi' si chiama la scuola) va chi ha sostanzialmente problemi di comportamento. Per chi e' del settore si tratta di una struttura simile al Cerris (nella zona degli adolescenti) e per certi versi a Santa Giuliana. La differenza e' che qui i ragazzi vanno anche a scuola, ricevendo un'educazione didattica appropriata.

Per quanto riguarda la formazione fino ad ora ricevuta... bhe..., notevole ricevere questo tipo di nozioni prima di cominciare a lavorare, nel senso che è utile cominciare a lavorare con cognizione, ma sono un po' preoccupata. Era uno dei miei ultimi desideri andare in una clinica a somministrare medicinali! Non e' che quella dei medicinali sara' la mia unica funzione, intendiamoci, ma sarà una componente con la quale dovrò fare i conti. Devo farne i conti un po' per come sono io che non amo le medicine, un po' perché non ho mai lavorato con ragazzi con patologie particolari, un po' la situazione americana per via dell'uso/abuso di medicine.

Foto che non ho fatto io, ma presa in prestito da un altro blog.

Monday, August 27, 2007

Sono in America!


Coca Cola e bandiere americane ovunque, questa l'America che mi ha accolto!
Piu' precisamente mi trovo a Middleboro, una cittadina di 15 mila abitanti sparpagliati tra la foresta. Middleboro (o come ufficialmente viene riconosciuta "Middleborough") si trova nello stato del Massachusetts, la cui capitale e' Boston. Il Massachusetts si trova sulla costa West degli Stati Uniti e da' sull'Atlantico; nel 1620 i primi padri pellegrini inglesi fuggirono dalla madre patria del Regno Unito ed approdarono proprio in queste terre. In Plymouth, una tranquilla cittadina sull'oceano, sembra abbiamo messo piede i primi inglesi. Ah cosa importante per queste zone dove vivo e vivro' per un anno: siamo nel New England, un'area che riunisce gli stati del nord-ovest.

Dopo queste poche informazioni di carattere storico-geografico, vengo a me.
Sono partita dall'Italia il 5 agosto, quindi sono in America da 22 giorni con precisione. Mi sembra di esservi da una vita, o meglio ogni giorno ci sono cose nuove da imparare, persone da conoscere, strade da memorizzare, cibi da scoprire, eppure mi sembra cosi' lontano il tempo in cui ero a casa, a Verona.
In poche settimane abbiamo fatto cose che da noi si fanno in molto piu' tempo. In 22 giorni, considerando che la prima settimana siamo stati nel Maine (lo stato piu' a Nord-Ovest degli States, al confine con il Canada) per la settimana di orietamento, ci siamo installati nella nostra casa, abbiamo comprato una macchina, abbiamo aperto un conto in banca. Oggi ci e' anche arrivato il numero della Sicurezza Sociale, una specie di codice fiscale, indispensabile per lavorare. Ah, abbiamo anche fatto due settimane di osservazione nella scuola dove lavoreremo durante l'anno.

Foto scattata la prima sera a casa mia in Middleboro.