Tuesday, November 27, 2007

Riflessioni sul viaggio!




Con il 5 dicembre prossimo saranno 4 mesi che sono qui in America e che sono lontana dall'Italia, è il periodo più lungo della mia esperienza di vita che faccio lontana da "casa".

Voglio postare alcune riflessioni:
- pensavo che fosse più facile vivere all'estero;
- capisco meglio gli immigrati nel nostro Paese;
- il viaggio è una grande terapia;
- riscopro amicizie che mi sembravano lontane, ma che invece qui sento vicine;
- non pensavo mi mancassero le cose più semplici;
- l'inglese è proprio una lingua "straniera";
- spesso mi chiedo a cosa mi porterà questa esperienza di vita;
- stanno uscendo i lati peggiori di me stessa.

... voglio credere che dopo le giornate nuvolose
arriveranno quelle di sole!

Nella foto: giornata nuvolosa su una delle spiagge a Cape Code.

5 comments:

  1. Cara Marina, il tuo "disagio" d'emigrante non solo lo condivido in pieno in tutti i punti da te elencati, ma l'ho vissuto anch'io tale e quale nei quattro anni trascorsi per studio proprio in AmeriKa! Allora non c'è niente di meglio che un caldo abbraccio da tutti noi! Il padre disagiato!

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  2. Cara Marina,
    non ho mai provato un'esperienza del genere. Posso solo cercare nei piccoli "brandelli" di tempo che ho trscorso lontana da casa e in terra straniera (i famosi viaggi con il Gpg o in UK o Francia) alcune delle sesazioni che descrivi. Nel mio piccolo le esperienze fuori confine le ricordo tutte con molto piacere e credo che in fondo siano "educative". Tuttavia mi rendo conto che le mie erano "lune di miele" e la tua sta diventando come un "bel matrimonio"!
    Cmq ti assicuro che anche qui la vita fa tirar fuori il peggio di me, su questo le distanze credo che non contino molto. Ma anche il bello di noi. Averti scoperto come un'appassionata osservatrice e una coinvolgente scrittrice per me è stata una piacevole novità. baci

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  3. carissima Marina, sono paola. Già dall'inizio leggo con avidità il tuo blog, ma poichè lo faccio dal computer dell'ufficio non me la sentivo di registrarmi come blogger..e quindi non ho mai lasciato i miei commenti..ma poi ho incontrato tua sorella e mi ha spiegato come inviarteli senza iscrivermi..sono proprio una tenca! dunque, eccomi qui! sono molto colpita dalle tue ultime riflessioni..e, al di là di un abbraccio caldo come una coperta e fragoroso come una cascata, posso anche azzardare qualche riflessione...
    credo che nel vostro caso sia veramente dura, molto più che in esperienze analoghe di studio, ad esempio. qui hai lasciato un lavoro faticoso, ma di cui almeno conoscevi regole e lingua, e amicizie e radici che magari a volte ti sembravano strette, ma che nello strigere a volte ti sorreggevano anche..nella situazione che stai vivendo ti ritrovi a lavorare con più fatica, probabilemnte, da quello che ho potuto capire,anche perchè lo fai in un contesto di pensiero educativo che fai proprio fatica a condividere..nonchè, oltre a tutta questo peso, si aggiunge la lingua, che non è più, come dire, un gioco, ma una necessità quotidiana. se a questo si aggiunge che troppi stimoli portano all'esaurimento, direi che il quadro è fatto!
    io credo che ogni esperienza porti con sè qualcosa, ovviamente..magari il senso di questa la scoprirai alla fine, o magari sarà semplicemente il piacere di ritornare "in patria" e scoprire che quello che avevi lasciato era proprio quello che stavi cercando.
    un abbraccio anche a cristiano, che immagino stai vivendo la stessa fatica.
    FORZA! se vi può consolare, vi ammiro molto.
    Paola zermian

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  4. Cari amici, nel mio silenzio vi penso e vi seguo.
    Mi sono chiesto: perché le persone viaggiano?

    Vi riporto questa pezzo che trovo interessante:
    “La ragione di tutto quel muovermi, di quell’andare continuamente fuori in cerca di qualcosa era semplice: io non avevo niente dentro di me.
    Ero vuoto.
    Vuoto come è vuota una spugna, pronta però a riempirsi di quello in cui è tuffata.
    La metti nell’acqua e d’acqua s’imbeve, la inzuppi d’aceto e diventa acida.
    Non avessi viaggiato non avrei mai avuto niente da dire, da raccontare; niente su cui riflettere”.

    Voi ne avrete cose da raccontare, raccontarci, riflettere e farci riflettere.
    Continuate.

    Take care of yourself
    Andrea

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  5. Ringrazio voi tutti di cuore! Le vostre parole, i vostri pensieri, il vostro affetto mi riscalda!

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